E’ imbarazzante il numero e la vastità di offerte cui noi donne possiamo attingere in fatto di accessori: solo parlando di borse – ahinoi – abbiamo un universo di opportunità a disposizione!

Guai a tacciare di superficialità chi dice che “l’abito fa il monaco”: volenti o nolenti, appassionati di moda o semplici consumatori, ogni scelta che riponiamo nel nostro armadio racconta un po’ di noi. Così come tanto hanno da raccontare gli accessori che scegliamo.

Prendiamo ad esempio l’ultima borsa proposta dal Direttore Creativo di Gucci, Frida Giannini, per la primavera estate 2012.

Gucci 1970 è una nuova icona di eleganza caratterizzata da un gusto grafico decisamente Art Déco. Trae ispirazione dall’anno in cui, per la prima volta, gli accessori della maison andarono ad arricchirsi di angoli metallici: oggi, Gucci 1970 va a reinterpretare il passato traendo spunto dai pezzi storici del proprio archivio.

Qui è il lusso a dominare, fra pellami tradizionali (vitello nabuk e nappa), superfici pregiate (coccodrillo lucido, pitone lucente, dipinto a mano), colori scintillanti (verde smeraldo, nero, nuance naturali del beige, bianco, cacao) con iconici dettagli in ottone, angoli rigidi ora levigati ora loggati, tanto di nappa gioiello e un manico con catena in metallo davvero pratico e multifunzionale. Insomma, perfetto per dare forma ad un accessorio che, da solo, vale una sfilata, tanto di giorno quanto di sera.

Il look in pendant, infatti, è a libera interpretazione della fortunata che potrà sfoggiarla. Vogliamo darci un tono extra chic oppure super vintage?

Per quello, ci sono un “sacco”, anzi, una sacca e una sporta di opportunità. Alla fine… tutto dipende anche dal tipo di vintage che vogliamo vivere.

Veri modelli di borse recuperati dall’armadio della nonna tres chic sono quelli che, nella centralissima boutique L’Arabesque di Milano, ci mostra l’appassionata Chichi Meroni.

E’ bene sapere, però, che esistono anche borse delle edizioni passate che, da un anno con l’altro, sono state riscoperte così da tornare a dare forma a collezioni esclusive. Veri pezzi unici… e “unicamente” in grado di raccontare sia il processo produttivo che l’origine delle loro materie prime.

Ho trovato tantissimi di questi esempi all’ultimo WHITE goes green with C.L.A.S.S., nella sezione C.L.A.S.S. dedicata alla moda sostenibile.

Qualche nome? Desmode, da Voghera, prende materiali al 100% naturali, li lavora su telai a mano con una base di lana e ordito e grazie ad artigiani specializzati li mette a punto su fodere di lino naturale arricchite di patchwork e storie. Le borse marroni, per esempio, provengono dalle pecore non filate e non tinte. Come avrete capito, in questo modo ogni creazione diventa esclusiva e diversa… carino no? E soprattutto eco!

Ecosostenibile e creativo come Fondo 9 borse. L’azienda di Sesto Fiorentino ha trovato una geniale soluzione alla problematica del riutilizzo della juta proveniente dagli imballaggi del caffè, cacao, zucchero di canna delle piantagioni Brasile, Honduras e Vietnam. La juta è iper resistente: perché non sfruttare questa sua componente matericaa per farne borse dai ricami e dal design altamente “carioca”?! E quindi, via a un processo di riutilizzo al 100% naturali in cui la pelle viene conciata senza cromo; i sacchi vengono ricamati ricalcando a mano i pay off tipici dei “sacconi” di Asia, Africa, America.

Delle eco-luxury-borse Venuxberg abbiamo già parlato, così come da 959 abbiamo scoperto in presa diretta come lo pneumatico di un’auto possa essere trasformato in borse e accessori ma… che ne dite di un set completo che un tempo faceva parte dei teloni di camion, ora riciclati?

Freitag ha messo a punto una ricca collezione di borse femminili, denominate F60 JOAN e F61 BETTY.  Il materiale di cui sono fatte valgono da sole la pena di essere agguantate visto il loro divertente effetto yo-yo: tirando nel punto giusto, diventano più grandi o più piccole e sono utili da essere indossate a mano, a tracolla o persino agganciate al manubrio della bicicletta.

Ora che è arrivata definitivamente la primavera, non vorremo mica lasciare appassire il nostro buon gusto in casa?!

Paola PERFETTI