Buono in tutti i sensi: il grana padano, uno dei formaggi italiani più famosi e apprezzati nel mondo, non darebbe solo più sapore a numerose ricette, ma potrebbe aiutare a tenere sotto controllo la pressione, proprio come fanno alcuni farmaci come ACE-inibitori e sartani.

La scoperta è stata recentemente presentata a Londra durante il Meeting Europeo sull’Ipertensione e la Protezione Cardiovascolare da Giuseppe Crippa, direttore dell’Unità Operativa di Ipertensione presso l’Ospedale Saliceto di Piacenza.
Che il grana padano avrebbe proprietà medicinali è stato dimostrato da uno studio condotto su una trentina di pazienti cinquantenni con ipertensione lieve-moderata, che non assumevano né ACE-inibitori né sartani: la loro dieta è stata integrata con 30 grammi di questo formaggio per due mesi. Al termine dello studio, chi si era cibato di grana padano mostrava una riduzione media di otto mmHg della pressione sistolica e di circa sette mmHg di quella diastolica rispetto chi non l’aveva mangiato, risultato paragonabile a quello che si ottiene assumendo farmaci.

Il merito di tutto ciò starebbe in due tripeptidi che si sviluppano dalla fermentazione del latte per opera del batterio Lactobacillus helveticus durante la preparazione del formaggio, sostanze presenti anche in yogurt e latticini ma che nel grana padano sarebbero più concentrate. In particolare i loro livelli sarebbero più alti quando il formaggio raggiunge una stagionatura di 9-12 mesi, età in cui riceve la Denominazione di Origine Protetta.
L’unica nota negativa sembrerebbe l’alto contenuto di sali e grassi contenuti nel formaggio, elementi sicuramente poco indicati in una dieta sana. I ricercatori, però, hanno modificato la dieta generale dei pazienti in modo che l’introduzione del grana non comportasse problemi. I risultati ottenuti dai ricercatori piacentini sembrano dunque positivi, ma sono necessari altri studi prima di poter sostituire le pastiglie con una bella spolverata di grana padano.

Francesca SCARABELLI