Cibo. Ne parliamo spesso e volentieri, è qualcosa che ci attrae perché è buono, ne abbiamo bisogno per vivere ed è carico di significati, il più delle volte emotivi. E proprio per questo è un’arma a doppio taglio. Così piacevole ma allo stesso tempo così pericoloso. Quando si tratta di abitudini alimentari l’aspetto emotivo viene erroneamente sottovalutato ed è proprio in questa nuova direzione che vuole lavorare l’esperta di alimentazione Daniela Panerai. Una personal dietist che, più che di calorie parla di emozioni. L’abbiamo intervistata per saperne di più…Daniela_Panerai1_low

Di digiuno ne stiamo sentendo parlare sempre di più, sta diventando una moda. Come funziona questo metodo del Digiuno Modificato assistito? Non è una penitenza?
È un percorso particolare e va vissuto intensamente. L’alimentazione prevista è costituita solo da proteine del siero di latte, sali minerali e vitamine solubili ed inoltre si possono bere tisane, infusi, ovviamente senza zuccheri aggiunti. Già nei primi due giorni si comprende la differenza tra la vera fame e la voglia di mangiare, è un percorso di educazione alimentare, oltre che di contatto con il proprio corpo. Un ciclo dura dai 4 ai 7 giorni e se il paziente è in sovrappeso da molti anni c’è bisogno di più di un ciclo unicamente perché il rapporto ‘sbagliato’ con il cibo è più radicato (al massimo uno al mese n.d.r.).

A chi consiglia questa esperienza e con che spirito bisogna affrontarla?
Coloro che decidono di effettuare questa esperienza devono essere molto decisi. Prima di incontrarli parlo con loro al telefono per molto tempo per essere sicura che sappiano tutto al riguardo e siano sicuri di questa scelta. Mangiare fa parte dei nostri rituali, scandisce la giornata, da quando siamo nati è una cosa a cui non rinunciamo ed è un momento di socialità. È compensazione. Si mangia quando si è tristi, quando si è felici, molto spesso si festeggia proprio mangiando. Una volta presa la decisione il tutto è molto, molto facile.

Come ha elaborato questo metodo e cosa lo rende a suo avviso così efficace?
Non ho inventato niente, questa idea è nata con la dieta del sondino del professor Cappello che a mio avviso è troppo invasiva, mi sembrava troppo da sopportare. Così ho elaborato questo metodo e in tutti questi anni ho capito che le persone hanno bisogno di non essere distratte da oggetti esterni, devono concentrarsi sul proprio corpo e imparare ad ascoltarlo. L’ho sperimentato in prima persona e continuo a farlo un paio di volte l’anno per non dimenticare come ci si sente. Dopo il digiuno lo stomaco diminuisce enormemente di volume e non c’è nulla da dover riempire, si sceglie, si apprezza il cibo mangiando con gusto in maniera molto fluida.

Perciò si chiama ‘dieta emotiva’ perché si rieduca anche la mente ad un nuovo rapporto con il cibo…
Sì assolutamente, io mi occupo di alimentazione da trent’anni e ho fatto anche percorsi ‘tradizionali’ il più delle volte fallimentari. Per avere dei risultati si deve attendere molto tempo e la maggior parte delle volte il paziente è frustrato, stanco e il metabolismo inevitabilmente si rallenta. Quando si rimangia si recupera, nel tempo e negli anni, basta poco per ingrassare. Poi, il non poter mangiare alcuni cibi spinge ancora di più a desiderarli e l’attaccamento al cibo diventa superiore. Con il digiuno invece il rapporto del cibo cambia. Alla fine del percorso si comincerà ad apprezzare molto di più ciò che mangiamo e diamo a ciò che mettiamo a tavola l’importanza che merita.

Terminato il trattamento la prima cosa che fa il paziente è abbuffarsi di tutto ciò che non  ha mangiato prima?
Affatto, il paziente dopo il trattamento ha voglia di cose semplici, leggere. Le papille gustative si rinnovano e quando si ricomincia a mangiare il sapore del cibo è cosa nuova. Quando si fanno le diete si ha voglia di schifezze, cose caloriche, durante il digiuno è diverso, si ha desiderio solo e unicamente di cibo pulito, di cibo sano e leggero. Non è un’imposizione ma un desiderio e quindi si risponde a questa esigenza scegliendo un’alimentazione corretta. Poi, aver perso così tanta massa grassa per lo più in poco tempo è una fortissima motivazione per cui i pazienti che molto raramente tornano alle vecchie abitudini.

Lei è una ‘personal dietist’ e oltre all’aspetto medico si occupa dell’aspetto emotivo del paziente prendendosene cura per tutto il tempo necessario. L’empatia mi sembra una cosa importante nel suo rapporto col paziente…
L’aspetto umano è fondamentale i miei pazienti diventano a lungo andare degli amici con cui ci sentiamo per scambiarci auguri, notizie. Il rapporto diventa davvero intimo e la confidenza arriva a livelli importanti, dedico loro moltissimo tempo e loro apprezzano molto la mia empatia nei loro confronti. Ci sentiamo su Facebook, per mail, al telefono, tutti i giorni della settimana. Oltre all’aspetto fisico, bisogna che il paziente si senta bene e con il contatto quotidiano c’è uno scambio di emozioni. Ognuno è diverso ed io, a seconda delle esigenze, mi regolo di conseguenza.

Come mai secondo lei dobbiamo privarci di qualcosa per comprenderne l’importanza?
Il distacco con il cibo ci permette di ascoltare meglio il proprio corpo. Quando si riparte da zero l’unica attenzione è la modalità di assunzione del cibo. Scegliere, mangiare lentamente e gustare il cibo che si è scelto. Il tutto però diventa naturale, non ci sono agenti esterni, è solo seguire i propri desideri.

Che cosa pensa di tutto questo business sul cibo. Programmi tv, corsi di cucina, chef stellati come se piovesse e il famigerato foodporn sui social? è un messaggio corretto quello che associamo al cibo?
Ogni individuo è unico ed ha bisogno di un supporto dedicato, oltre ad un piano alimentare personalizzato. Per questo io sono a disposizione dei miei pazienti durante tutto il percorso e dedico loro tutto il tempo di cui hanno bisogno, ogni giorno. Quali professionisti lo fanno?  La mia non è una professione, è una vocazione!

Martina ZANGHI’