Credo che il gioiello sia l’elemento più immediato per esprimere un desiderio di bellezza innato, senza tempo, antico quanto la storia dell’umanità, radicato nella nostra sensibilità perché capace di tradurre in realtà emozioni e sensazioni. Il gioiello ha avuto in passato straordinarie valenze rappresentative, come simbolo di ricchezza, potere, prestigio, autorità. Ora è soprattutto manifestazione di personalità. È un mezzo per la rappresentazione di sé. Come l’abito e forse più dell’abito”. Esprimere, raccontarsi, narrarsi, mostrarsi non solo attraverso gli abiti, ma anche – e forse più a detta di Gianfranco Ferré – attraverso i gioielli.

E l’amore dell’architetto della moda per i gioielli viene scandagliato e indagato in una bella mostra, curata da Francesca Alfano Miglietti, dal titolo Gianfranco Ferré. L’esposizione si propone di raccontare un altro aspetto della creatività di Ferré, che trova nella bella e suggestiva cornice della Sala del Senato di Palazzo Madama a Torino, lo sfondo ideale di questa colta narrazione. “La mostra dedicata ai “Gioielli e Ornamenti” ideati da Gianfranco Ferré ci offre l’occasione di conoscere e ammirare questo grande stilista “sotto un’altra luce”; perché ne svela il lato più intensamente ed emotivamente artistico, in una progettazione che non cerca il lusso ostentativo e la mera apparenza, bensì la sostanza di una espressione poetica correlata ai materiali e alle forme intensamente vivide di colori e di “luce”, appunto“, afferma Guido Curto, direttore di Palazzo Madama.

Da questa correlazione strettissima – prosegue poi – con le cosiddette Arti Decorative detto alla francese, o Arti Applicate, all’inglese, ma non certo Arti Minori, come vorrebbe la dizione italiana, nasce una mostra che vede la sua “prima” al Museo di Arte Antica di Palazzo Madama, a Torino. Un museo che, si parva licet, è il Victoria & Albert Museum italiano, per la sua ricca collezione e per una programmazione espositiva dove l’Arte è declinata nei più svariati materiali, tecniche e stili

Dal prossimo 12 ottobre al 19 febbraio 2018, il genio creativo dell’architetto della moda, sarà quindi ancora protagonista con gioielli e ornamenti in un percorso espositivo che raccoglie oltre duecento oggetti e bijoux, molti dei quali utilizzati dallo stilista per le sue creazioni, impreziosite da orpelli che diventavano quasi un abito sull’abito. “Pietre lucenti, metalli smaltati, conchiglie levigate, legni dipinti, vetri di Murano, ceramiche retrò, cristalli Swarovski, e ancora legno e cuoio e ferro e rame e bronzo, nel susseguirsi di un incantato orizzonte di collane, bracciali, spille: dal classico al contemporaneo, dalla tradizione all’invenzione, ogni oggetto-gioiello di Gianfranco Ferré deve rappresentare il proprio tempo. Per Ferré l’ornamento non è il figlio minore di un prezioso, ma un concetto di eternità che deve rappresentare l’immanenza del presente“, spiega il curatore della mostra, Francesca Alfano Miglietti.

Il designer che meglio di tutti era riuscito nell’arduo compito di sciogliere la dicotomia poetico-razionale in collezioni di moda che narravano il suo estro creativo, la sua capacità di lavorare la materia e l’architettura, usava i gioielli come campo di sperimentazione, nascevano insieme alla collezione, non come accessori, ma come elementi portanti che contribuiscono alla costruzione della struttura dell’abito.

Anche l’allestimento dell’esposizione è un vero inno alla bellezza. Palazzo Madama e gli ornamenti di Ferré amplificano l’una lo splendore degli altri, diventando entrambi protagonisti della mostra. “L’allestimento media tra questi due eccessi – spiega Franco Raggi, ideatore del progetto – risolvendosi in una serie ordinata di 6 contenitori in struttura di ferro, come gabbie nelle quali imprigionare e difendere queste creature fragili e strane, questi ornamenti corporali pensati per membra e per gesti e per curve sinuose femminili. Tutta la struttura dell’allestimento è allora arrugginita, brutalmente esposta alla sua povertà materiale, non volendo competere con la grandiosità dello spazio, tenuto però in penombra, e la ricchezza degli ornamenti. Le sei grandi gabbie sono tutte appoggiate su una pedana tecnica che solleva leggermente la scena temporanea degli oggetti. Anche la pedana è arrugginita. A Gianfranco la ruggine piaceva molto. Non so perché“.

Pinella PETRONIO