È innegabile che in questo primo giorno di Milano Moda Donna tutti gli occhi e i riflettori fossero puntati sulla passerella di Gucci, dove Alessandro Michele, macchina da guerra che ha riportato il marchio a fatturati di alto livello, ha portato in scena la sua personalissima interpretazione della moda autunno inverno 2018 2019. Una collezione fatta di rimandi e citazioni, sapientemente orchestrati in modo da fare sembrare tutto nuovo, un guazzabuglio di stili e ispirazioni, dove è difficile riuscire a trovare un capo e una coda, una suggestione, un’ispirazione.

È come se Michele fosse bulimico di stili, li divorasse tutti e poi li riversasse in ordine sparso sulla passerella. Anzi, no. Non sulla passerella. Ma in una sala operatoria, dove è stato ambientato lo show che ha catalizzato, come previsto, le attenzioni della stampa, che, al di là degli abiti, si sono concentrate sulle teste mozzate che le modelle portavano sotto braccio come fossero clutch con le sembianze del loro volto, sui piccoli draghi e sui camaleonti portati in braccio come fossero animali domestici. Se l’intento era quello di stupire con effetti speciali c’è certamente riuscito. Se l’intento era quello di stupire con la collezione non ci è riuscito fino in fondo. Anche perché l’idea di mescolare stili, citazioni e rimandi, o meglio ancora di tagliarne pezzi per poi, come suggerisce l’idea della sala operatoria, ricucirli insieme, è stata già chiarita nelle precedenti collezioni.

Rimandi artistici, con smaccati riferimenti alla pittura austriaca e citazioni del lavoro di Koloman Moser, capostipite della Secessione Viennese, per la collezione autunno inverno di Arthur Arbesser, che così racconta la sua nuova collezione: “Volevo che ogni look sembrasse un quadro”. Ed effettivamente i look in passerella, svincolati dalle tendenze, ne sono uno specchio fedele. A partire dalle righe, segno distintivo del marchio, che vengono proposte in diverse varianti e tecniche, tra cui proprio quella disegnata nel 1902 da Moser e proposta in un jacquard di lana e seta nei toni del tabacco e del nero, o del rosso e del grigio. Una donna, quella di Arbesser, decisa e rigorosa, elegante, colta, attuale, che rimane sempre femminile, grazie ad un gioco di volumi stretti intorno ai fianchi, che assecondano i movimenti dei corpi.

Pinella PETRONIO