Per chi avesse voglia di trascorrere una giornata all’insegna dell’arte, Milano e Roma propongono due mostre tanto interessanti quanto diverse tra loro.

Il capoluogo meneghino rende omaggio ai 90 anni di Arnaldo Pomodoro, scultore che ha certamente contribuito ai fasti della città, con una mostra itinerante, che darà la possibilità di ammirare i suoi capolavori in diversi luoghi di Milano, esterni ed interni. Sarà sicuramente divertente scoprirli tutti, a cominciare dall’allestimento a Palazzo Reale, presso la sala delle Cariatidi, alla cui inaugurazione ha partecipato anche lui, Pomodoro, visibilmente emozionato.

La selezione delle opere è stata fatta in collaborazione con Ada Masoero, curatrice dell’esposizione, e che propone un viaggio nel tempo, a cominciare dai bassorilievi degli anni Cinquanta, fino alla ruota del 1961 e la Colonna del viaggiatore del 1965.
C’è chi, invece, ha imparato ad ammirarlo grazie alle Sfere Lucide, “simbolo di angoscia ma al tempo stesso di grande energia, dolore e speranza” o con l’altorilievo Le battaglie, del 1995, ricoperto di polvere di graffite che richiama l’angoscia, la violenza, l’atrocità della guerra.

Gli altri luoghi dove trovare altri significativi capolavori sono Piazzetta Reale, dove è esposto, per la prima volta nella sua totalità, il complesso scultoreo The Pietrarubbia Group, opera di sei elementi realizzati in un processo aggregativo in progress iniziato nel 1975 e completato nel 2015, con l’intento di rendere un omaggio ideale all’antico borgo di Pietrarubbia nel Montefeltro, dove l’artista ha fondato il centro Tam, trattamento artistico dei metalli.

Appuntamento anche alla Triennale di Milano, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di via Vigevano e al Museo Poldi Pezzoli. Il progetto espositivo è completato da un itinerario artistico che collega piazza Meda con il Grande disco, a largo Greppi con Torre a spirale collocata di fronte al Piccolo Teatro, fino a un luogo più nascosto ma molto suggestivo, specialmente nel periodo natalizio, ovvero i sotterranei dell’edificio ex Riva Calzoni di via Solari 35, già sede espositiva della Fondazione.

La mostra animerà Milano fino al 5 febbraio 2017.

Di tutt’altro genere la mostra di Roma, che vede protagoniste le opere di Artemisia Gentileschi a Palazzo Braschi, fino al 7 maggio 2017.
Si tratta di un’esposizione che vuole porre l’accento non solo sul percorso artistico dell’artista ma anche sulla sua avventura umana, intensa ed appassionante e quindi interessante da raccontare.

Se, inizialmente, la sua arte poteva essere stata condizionata dal padre Orazio, anch’esso pittore, successivamente è stato grazie al suo temperamento se è riuscita ad imporsi e a far sentire la sua voce in un mondo interamente maschile.

Nonostante i soprusi che dovette sopportare fin da giovanissima, anche a causa di un padre padrone che le fece costantemente sentire la mancanza della madre, morta prematuramente, si è fatta conoscere anche dai grandi della sua epoca, come Galileo Galilei, Michelangelo il giovane e Carlo I d’Inghilterra, e nelle principali città d’arte del tempo, come Roma, Firenze e Napoli, dove morì nel 1653, ma anche, seppur per breve tempo, a Venezia e Londra.

La mostra attraversa tutti questi periodi, e si avvale del lavoro di Nicola Spinosa, curatore della sezione napoletana, insieme a Francesca Baldassari e Judith Mann, che si sono occupate, rispettivamente, della sezione fiorentina e di quella romana.
Anche in questo caso, si segue un filo cronologico che fa capire l’evoluzione di Artemisia negli anni, dall’esordio fino alla consacrazione.

Osservando le sue opere, è evidente come Gentileschi avesse voluto vendicare con l’arte il suo dolore per le violenze patite in quanto donna. Giuditta che decapita Oloferne, o Giaele e Sisara sono assolutamente eloquenti, segno di come certi episodi della sua vita rimasero sempre vivi nei suoi ricordi e nella sua arte.

Vera MORETTI