Accade sempre più spesso che intolleranze alimentari o problemi di salute obblighino a cambiare le proprie abitudini per quanto riguarda il cibo.
Ma, se in alcuni casi la nuova dieta viene accettata con poca convinzione e non si vede l’ora di tornare alle vecchie e spesso malsane abitudini, in altri l’inversione di tendenza diventa permanente ed assoluta.

E’ il caso di Gaia Bhakti Arrigoni, che si è vista costretta a rivedere la sua dieta a causa di una serie di problemi di salute, risolti anche grazie alla cucina biologica e macrobiotica e che insieme al marito Paolo Abhay Velutti de La Cucina Verde.

La sua storia è molto singolare e, per questo, abbiamo voluto saperne di più, intervistandola, e grazie a lei abbiamo scoperto un mondo che conoscevamo solo in superficie e che merita di essere approfondito, anche dalle famiglie con bambini.

Ecco cosa ci ha raccontato Gaia.

Cosa vi ha spinto a dare vita a La Cucina Verde?
La Cucina Verde nasce per insegnare alle persone come alimentarsi correttamente, come usare il cibo consapevolmente e soprattutto per poterlo usare come un aiuto, un rimedio e non un veleno come invece purtroppo spesso accade.
La voglia di conoscere ed imparare come alimentarsi in maniera corretta, nasce da un lungo periodo di malattia della sottoscritta, dovuto ad un disturbo della tiroide e di diversi problemi annessi, quali disturbi metabolici, fegato intossicato, allergie, chili in eccesso e molto altro ancora, tra i quali in ultimo anche un tumore, fortunatamente benigno alla pelle.
Mio marito che era uno chef tradizionale nel tempo per aiutarmi in questo percorso ha modificato il suo modo di cucinare e di guardare alle materie prime.
Nel tempo ha perfezionato ricette antiche e rimedi naturali creando ricette mirate per molti disturbi ma molto fantasiose e soprattutto gustosamente sane.

Si può dire che La Cucina Verde racchiude in sé non solo un modo di cucinare ma anche una vera filosofia di vita?
Negli anni mi sono messa a studiare in diverse scuole con diverse filosofie e approcci per comprendere come trovare “la Via” giusta, alla fine ho compreso che il giusto veniva raccontato da diverse culture, usando magari parole diverse e lingue differenti ma la base era quella. Quindi sì, alla fine abbiamo trovato la filosofia e stile di vita che accumuna tutte le popolazioni da millenni e che con quello che conosciamo oggi ci permette di comprenderne le ragioni.

Spesso, coloro che desiderano consumare prodotti biologici e a basso impatto ambientale sostengono che essi sono difficili da reperire ed anche piuttosto costosi. Secondo voi è così?
Il biologico e’ un argomento spesso molto o idolatrato o demonizzato, e credo non compreso da molti di ambo i lati.
I costi sono un esempio che confonde le persone e spesso le allontana. Questi andrebbero valutati conoscendo quanto davvero costa produrre in maniera naturale, tradizionale, biologica ed etica.
Spesso troviamo verdura a meno di 1 euro al chilo ma non ci chiediamo da dove arrivi, quanto sia costato produrla. Produrre biologico non significa mettere giù i semi e aspettare che crescano le verdure, il discorso è molto più complesso.
Nessuno poi si domanda se e quanto siano stati pagati i produttori e se i lavoratori nei campi siano in regola o sfruttati (il caso di Rosarno a me risuona ancora forte ma in tanti nemmeno se lo ricordano!).
Bisogna aiutare i piccoli produttori locali che producono in maniera naturale andandoli intanto a conoscere direttamente, a capire i loro problemi e a sostenerli comprando direttamente da loro.
Per questo lavoro, perche’ alla fine anche di questo si tratta bisogna affiliarsi a G.a.s. che abbiano al centro del loro scopo , aiutare i piccoli produttori che producono biologico.
In questi 2 anni in Italia(prima vivevo all’estero) ho conosciuto dei Gas creati da persone eccezionali, uno fra tanti ma uno da prendere come esempio e’ il Gas Il Germoglio facente parte della cooperativa La Speranza entrambi di Cassina de Pecchi e Sant’Agata. Sono persone comuni che stanno realizzando qualcosa di eccezionale, hanno creato una rete di più di 100 famiglie che comprano tutto biologico da piccoli e medi produttori di tutti i generi alimentari.
Il biologico a prezzi accessibili per famiglie comuni si può avere, basta andare da quelli che lo stanno facendo e imparare da loro. Si impara sempre dai migliori.

Sappiamo che organizzate alcuni corsi dedicati ai bambini, come sono strutturati? I piccoli chef imparano solo a cucinare o anche ad essere maggiormente consapevoli di ciò che mangiano?
Abbiamo esperienza di diversi anni di corsi per bambini, in Africa abbiamo tenuto 2 classi a settimana per 3 anni. Quello che abbiamo visto è che i bambini imparano in brevissimo tempo e insegnano poi ai genitori. Soprattutto, le cose che cucinano loro o alle quali partecipano nella preparazione, le mangiano con gusto nello stupore dei genitori.
Detto questo, i corsi in base all’età vengono organizzati sempre in forma pratica con qualche accenno di teoria e spiegazioni di dove e come crescono le verdure, i cereali e i legumi e le differenza che esiste fra loro.

Cosa consigliereste ad una mamma che vuole nutrire i suoi figli con prodotti sani, biologici ma ahimè poco accattivanti? I bambini si fanno influenzare da ciò che vedono alla televisione e sugli scaffali dei supermercati, come convincerli ad abbandonare le merendine confezionate e i cibi “spazzatura”?
Le ricette allegre, colorate e gustose si possono creare e farle mangiare ai bambini, coinvolgendoli nella preparazione e proponendo cibi nuovi uno alla volta, cominciando ad inserire i cereali integrali e i legumi e poi passando alle verdure che amano meno.
Ricordiamoci sempre che i bambini mangiano ciò che noi mangiamo e ciò che compriamo loro.
Ci vuole autocritica e auto-osservazione per capire che, se loro mangiano le merendine confezionate, al posto di frutta e verdura, è perché le trovano in casa.
Se mangiano solo pasta al pomodoro e’ perché noi proponiamo sempre loro quello, senza provare atteggiamenti differenti.
Se noi adulti mangiamo pasta con i broccoli e in tavola proponiamo altre verdure cotte e crude e cibi sani e non diamo alternative nel senso opposto,
i bambini non chiederanno altri cibi. Ci vuole tempo e molta pazienza e costanza per togliere vizi che noi abbiamo dato loro.

E’ convinzione ancora piuttosto radicata che, chi rinuncia ad alcune categorie di cibi, rinuncia anche al piacere di stare a tavola. Cosa rispondete per dimostrare che non è così?
Sono false credenze e soprattutto non c’e’ necessità di una rinuncia totalitaria e immediata a certe categorie di cibi ma abituarsi ad integrare più alimenti nel proprio scenario alimentare.
Usare e osare di più con alimenti diversi non significa assolutamente privarsi degli altri, ma solo imparare a non abusare di cibi che non aiutano il corpo ma solo la gola, danneggiando col tempo la nostra salute.

Vera MORETTI