Nell’immaginario collettivo la moglie separata è quella che, magari con l’amaro in bocca, gode dei benefici patrimoniali dell’ex marito, meglio se fedifrago. Quell’immaginario, da oggi, cambierà, noi cerchiamo di capire cosa cambia e in che modo.

Un terremoto giurisprudenziale è quello che viene definita la sentenza n. 11504/17, quella in cui la Corte Suprema ha respinto il ricorso di Lisa Lowenstein dopo aver divorziato da Vittorio Grilli, ex ministro dell’economia. La sentenza recita che il mantenimento non va riconosciuto a chi è indipendente economicamente. Questo significa che se il coniuge a cui spetterebbe,  possiede reddito e o  patrimonio o beni immobiliari, «capacità e possibilità effettive di lavoro personale e la stabile disponibilità di un’abitazione» , non deve ricevere alcun assegno di mantenimento.

“Secondo i giudici – recita ancora la sentenza- l’assegno divorzile può essere riconosciuto soltanto se chi lo richiede dimostri di non poter procurarsi i mezzi economici sufficienti al proprio mantenimento. Viene spazzato via un principio sancito nel 1970 dalla legge 898 che ha introdotto il divorzio in Italia. Si tratta quindi di un terremoto giurisprudenziale in linea con gli orientamenti degli altri Paesi europei nei quali l’assegno divorzile dipende essenzialmente dai patti prematrimoniali

Un passo davvero enorme che, più che mortificare le parti lese, come è stato immediatamente commentato dai delatori, vuole minare l’economia sommersa e i redditi “in nero” che venivano spesso creati ad hoc per ottenere di più dall’ex coniuge. Sono passati quasi 27anni, ma  la Corte ha pensato che il  tenore di vita goduto durante il matrimonio non fosse più un orientamento «attuale »: con la sentenza di divorzio, il matrimonio si estingue non solo sul piano personale ma anche su quello economico-patrimoniale, quindi mantenere in vita il parametro del tenore di vita, secondo la Corte significherebbe dare una “indebita prospettiva di ultrattività del vincolo matrimoniale”.

Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani, in una nota, ha dichiarato che “la Cassazione ha cambiato il criterio per riconoscere l’assegno al coniuge economicamente più debole e ha ritenuto che non sia più possibile valutare come parametro il tenore di vita dei coniugi goduto in costanza di matrimonio»

E’ tutto chiaro? Non vale la pena, diciamolo che stiamo scherzando, ovviamente, divorziare per godere dei benefici economici, al giorno d’oggi!

Silvia GALLI