Gli inviti a nozze sono pieni di insidie  per gli invitati infatti, prevedono  una serie di indicazioni e divieti su cosa si può e soprattutto cosa non si può indossare il giorno del sì. Sono almeno 5

1. UN ABITO BIANCO

Si sa che l bianco, così come l’avorio, il color orzata, il burro e anche il rosa pallidissimo sono appannaggio della sposa, quanto meno se in color block.

Le fantasie sono accettate, anche su base bianca, ma bisogna fare attenzione a cosa si sceglie. Il pizzo è una fantasia, il pizzo bianco va bene solo addosso alla sposa. Gli inserti di pizzo sono accettati, ma davvero sono eleganti?

2. UN PAIO DI TACCHI A SPILLO NUOVI DI ZECCA

Le cerimonie e i ricevimenti prevedono lunghi periodi passati in piedi. Certo non ci si può presentare a nozze con le sneakers o con i mocassini, ma non è nemmeno necessario un tacco 12. Un bel tacco, sì, senza plateau, possibilmente, ma con una suola robusta che attutisca le anomalie del terreno, una scarpa elegante, ma non azzardata è la scelta migliore.

3. UN ABITO CHE RIVELI TROPPO

Troppo corto che quando ci si siede si intravede l’intimo, troppo scollato da mettere in imbarazzo le persone con cui si parla, troppo trasparente da rendere possibile una radiografia senza bisogno di spogliarsi… Ecco questi sono i “troppo” da evitare a cui se possibile ne aggiungeremmo anche un altro: troppo vistoso o sgargiante. la protagonista, non bisogna dimenticarlo, è sempre la sposa.

4. TUTTO CIÒ CHE SEMBRA ESAGERATO

Essere eleganti è un dovere, ma è opportuno ricordarsi che si partecipa ad una cerimonia, spesso religiosa, non ad un ballo, né ad un aperitivo in roof terrace. Lunghezze misurate, come abbiamo già detto meglio un abito lungo che una minigonna, colori pastello, linee sobrie.

5. GIOIELLI CHE FANNO RUMORE

Oltre a non essere particolarmente raffinati, in una chiesa tranquilla, composta ed assorta nei momenti più intimi e sacri, i bracciali delle invitate che tintinnano  offrono una colonna sonora sgradevole.

La prossima volta diremo cosa, invece è opportuno indossare.

Silvia GALLI