Più vera di un reality, più spietata dello star system. La morte per Whitney Houston è arrivata improvvisa ma puntuale e si è portata via una delle voci più belle di tutti i tempi in uno dei modi più squallidi. La cantante è stata trovata morta in un hotel di Beverly Hills, dove si trovava per prendere parte a una serata organizzata a margine dei Grammy Awards, la cerimonia che nel 1986 la consacrò nell’olimpo della musica. Ironia della sorte, una sorte segnata e annunciata come il suo decesso, dopo che da anni la Houston era schiava di cocaina, marijuana e psicofarmaci, almeno dal fallimento del suo matrimonio con il cantante Bobby Brown, durato dal 1992 al 2006.

Secondo il sito di celebrità Tmz, non c’erano droghe, ma una prescrizione di farmaci, nella camera d’albergo dove è stata trovata morta Whitney Houston, che potrebbe essere annegata nella vasca da bagno. Altre fonti invece hanno raccontato al sito che i poliziotti di Beverly Hills hanno trovato diverse boccette di pillole. Fatto sta che tutti sapevano come sarebbe andata a finire, tanti hanno provato ad aiutarla ma, come sosteneva Whitney, “il più grande demonio sono io. Posso essere il mio miglior amico o il mio nemico peggiore“. Ora sappiamo come è andata a finire.

Che fosse una predestinata lo sapevano anche i sassi. Nata nella periferia del New Jersey, suo padre era un militare e la madre Cissy una cantante di gospel. Whitney era anche cugina di Dionne Warwick e figlioccia di Aretha Fraklin. Raggiunse l’apice del suo successo molto giovane, grazie alla sua voce meravigliosa che nel 1986 le valse il Grammy. Nella Billboard Hot 100 riuscì a piazzare sette singoli consecutivi al numero uno, battendo il record di cinque appartenente a stelle del calibro di Diana Ross e dei Beatles, cosa che la fece entrare nel Guinness dei Primati. Assieme a Michael Jackson detiene il record dell’artista di colore di maggior successo. Si calcola che nella sua breve ma intensa carriera abbia venduto circa 190 milioni di dischi.

L’ultimo vero successo prima del declino lo ottenne con in film come “The Bodyguard“, al fianco di Kevin Kostner, la cui colonna sonora, da lei interpretata, ha venduto 45 milioni di copie. Da lì, poi, la discesa verso l’inferno. Destinazione raggiunta oggi, da sola, in una camera d’albergo. Addio Whitney, fragile stella.