E’ di questi giorni la notizia di una scoperta scientifica che sta facendo il giro del mondo e che riguarda una delle più importanti “parti” del nostro corpo, nonché del nostro essere: la memoria.

Non si trattava di uno studio semplice, poiché non ci si trovava di fronte a qualcosa di concreto e tangibile come avrebbe potuto esserlo qualsiasi altra parte del corpo umano. Fare ricerca sulla memoria significa, infatti, muoversi in un territorio complesso ed aleatorio nello stesso tempo, una sorta di campo minato. Se si pensa a come la nostra mente è spesso volubile e instabile, sarà immediato avere un’idea della difficoltà che ha dovuto incontrare Cristina Alberini.

E’ questo il nome della scienziata che ha dedicato anni di lavoro alla memoria e ai ricordi, fino alla scoperta di una proteina, la IGF-II, che potenzia la memoria rafforzando la formazione di ricordi e li fissa nella mente rendendoli duraturi.

Il suo nome non vi dice nulla ma vi sembra molto italiano? E infatti lo è, italiana, questa donna caparbia e brillante, ma, purtroppo, la sua scoperta non è avvenuta in Italia, bensì negli Stati Uniti, presso la Mount Sinai school of Medicine di New York, dove lei lavora e risiede.

Ebbene , si tratta di uno dei tanti “cervelli” che, dal Belpaese, ha preso il volo e si è diretta oltreoceano per poter continuare il suo lavoro di ricercatrice entusiasta ed appassionata.
Dopo essersi laureata in Scienze biologiche all’Università di Pavia ed aver conseguito il dottorato in Scienze immunologiche all’Università di Genova, la sua carriera è continuata prima presso il Dana Farber Cancer Institute della Harvard Medical School di Boston, poi, dai primi anni ‘90, alla Columbia University di New York, esperienza intervallata da un ritorno in Italia presso l’Università di Brescia, per poi fare ritorno in America e stabilirsi, nel 2001, nel luogo dove ancora oggi lavora, con il ruolo di Associate Professor, ruolo che ricopre dal 2004.
Subito dopo la laurea e conseguente dottorato, la professoressa Alberini ha concentrato il suo interesse sulla memoria, con particolare attenzione ai ricordi e a come si formano, si fissano nella nostra mente e vengono rielaborati dopo anni. Ma ciò che viene da lei studiato, non è la componente neurologica e psicologica, ma, piuttosto, la sfera biologica e i suoi meccanismi, per capire come essi si integrano con le manifestazioni comportamentali che possono risultare complessi in caso di patologie derivate da traumi e dipendenze.

Si tratta di una vita spesa a studiare attentamente tutti i cambiamenti che, a seconda dei ricordi più o meno vividi, possono influenzare la vita umana, e di conseguenza le nostre scelte.
Questa dedizione è stata premiata, tra gli altri riconoscimenti, con il premio Golgi nel 2009 a Washington e, quest’anno, con la scoperta della proteina IGF-II, individuata direttamente nel centro neurale della memoria, l’ippocampo, “dove agisce potenziando il consolidamento strutturale del ricordo mediante la formazione di ponti tra neuroni”. Tale rivelazione è valsa a Cristina Alberini la copertina di “Nature”, la prestigiosa rivista americana e, nonostante sia ormai “patrimonio americano”, possiamo orgogliosamente rivendicare il suo talento, tutto italiano.

Vera Moretti