Le coppie assassine rappresentano un scenario piuttosto raro all’interno del panorama criminologico sia nazionale che internazionale. Ma la scarsa rilevanza statistica di questa tipologia omicidiaria sembra essere inversamente proporzionale alla ferocia che questo genere di coppie criminali è in grado di mettere in campo quando arriva ad uccidere. E quando varcano il confine tra il bene ed il male, questi soggetti uccidono esattamente sulla spinta dei moventi più tradizionali: odio, vendetta, gelosia, disperazione, rivalsa, perversione sessuale o per denaro. E quindi abbiamo casi di amanti che vogliono liberarsi di mariti ingombranti o crudeli o addirittura mariti e mogli che uccidono l’amante di uno di loro, magari per vendetta, amiche che assassinano a sangue freddo un’altra amica per invidia, fidanzati che massacrano brutalmente la famiglia di uno dei due per noia….insomma le cause di questi omicidi sono le più disparate, le più assurde, le più banali.

Il letale legame che unisce i due membri della coppia può durare il tempo di un delitto oppure spingersi molto oltre, nel tempo e nello spazio, fino a diventare un elemento imprescindibile che alimenta una serie di brutali uccisioni. Il delitto diventa il frutto di un legame spesso patologico, una macabra testimonianza di totale dedizione, un modo terribile di sottolineare la propria incapacità di pensarsi senza l’altro. In quasi tutti i casi è possibile rintracciare all’interno della coppia un leader, il portatore dell’istanza maggiormente distruttiva, un individuo con una personalità forte, prepotente e arrogante, il più disturbato insomma ed un membro più sottomesso, suggestionabile, fragile e lontano, prima dell’incontro fatale, dal pensare se stesso in chiave criminale. Ma poi questi due destini si intrecciano letalmente e, a partire da quel momento, nulla sarà più come prima.


Continua martedì …


Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi