Non si arresta nel nostro Paese il numero dei suicidi per colpa della crisi, ma colpisce ancora di più quando a porre la parola fine sono donne imprenditrici o alla disperata ricerca di occupazione. Già, le donne: leonesse del quotidiano, angeli del focolare, mura portanti della società.

Se a soffrire della situazione economica contingente è l’Italia intera, pare che negli ultimi mesi siano soprattutto gli abitanti della Regione Veneto a subire il contesto attuale. Le notizie di cronaca, ogni giorno, infatti, ci riportano casi di uomini e donne braccati dai debiti, genitori in cassa integrazione, madri e padri riottosi contro Equitalia. La via d’uscita? A volte non può che essere il suicidio.

Questo è quanto è successo nel giro di poche ore in Veneto dove a togliersi la vita sono state un’insegnante precaria e una disoccupata, entrambe con storie di disagio psicologico legate alla realtà lavorativa, alle spalle.

Si chiamava Maria Risalvato l’insegnante 40enne che dopo una serie di tragiche fatalità martedì 12 febbraio ha compiuto l’insano gesto. Nel tardo pomeriggio di domenica 10 la donna avrebbe dovuto prendere insieme al fratello un aereo che da Venezia l’avrebbe condotta in Sicilia dai suoi familiari, ma a causa di un guasto a un velivolo che ha occupato la pista, il suo volo è stato rimandato. La donna, alloggiata nell’hotel Maggior Consiglio di Treviso in attesa di poter ripartire con un giorno di ritardo, ha approfittato dell’assenza del fratello, che era andato a informarsi sull’arrivo del pullman per raggiungere l’aeroporto, per lanciarsi nel vuoto. Inutile l’intervento del 118 e del 113. Benché la donna non abbia lasciato alcun messaggio né spiegazione, a trovare una motivazione possibile al suicidio è stato il fratello, che ha raccontato il periodo difficile della donna, insegnante d’inglese in una scuola media che contemporaneamente si preparava al concorso a cattedra per uscire dal precariato.

Nello stesso giorno, mentre Venezia era in festa per le celebrazioni del Carnevale, una 41enne residente a Castello ha deciso di impiccarsi nella propria abitazione. La ragione? Era disperata: non riusciva a trovare un lavoro onesto che potesse darle da vivere dignitosamente. A dare l’allarme è stata la sorella, che l’ha raggiunta a casa preoccupata dagli squilli a vuoto di telefono e cellulare. Il lavoro e lo sfratto incombente erano diventati molto più di una semplice preoccupazione: erano una vera ossessione.

Giulia DONDONI