La ricostruzione fatta dal RIS di Parma di ciò che è avvenuto quella maledetta sera del 21 febbraio 2001 non lascia spazio a dubbi e getta una luce ancor più maligna sull’intera vicenda, mettendo in mostra chiaramente la lucida ferocia dei due ragazzi nei confronti di due persone inermi.

Susy Cassini rientra in casa, saluta la figlia e il fidanzato e si dirige verso la cucina. I due ragazzi la aggrediscono alle spalle: uno dei due le tappa la bocca con una mano, l’altro comincia a colpirla con il coltello. La donna si dibatte, tenta di sfuggire alla furia omicida dei due, e va a sbattere contro il tavolo della cucina, che per la violenza dell’urto si spezza in due. I due fidanzatini continuano ad accoltellarla finché non respira più.

Quando la donna ormai è priva di vita, i due ragazzi si accorgono che il fratellino di Erika, Gianluca, ha visto tutto: lui era al piano superiore della villetta, si stava preparando per fare il bagno, ma quando ha sentito strani rumori provenire dal piano terreno è sceso. E ha assistito al massacro della madre.

Erika e Omar non sanno che cosa fare: uccidere anche lui non era nei piani. Ma ha visto che sono stati loro e decidono che non possono risparmiarlo. I fidanzati prima cercano di affogarlo nella vasca da bagno ma Gianluca, continua disperatamente a difendersi. Allora i due cominciano a colpirlo con lo stesso coltello usato per uccidere la madre. Per Gianluca a quel punto non c’è più via di scampo. Il resto è storia nota.

Nel corso delle indagini era emersa una profonda conflittualità tra Erika e la madre: litigi causati dallo scarso rendimento scolastico della ragazza e dal fatto che Susy Cassini disapprovava la relazione della figlia con Omar, e temeva che i due giovani facessero uso di stupefacenti. Circostanza che è stata poi confermata nel corso delle indagini, anche se fu escluso che la coppia fosse in stato di alterazione provocato dall’uso di droga la sera del delitto.

Il 14 dicembre 2001 i due vengono condannati dal Tribunale dei Minori di Torino, rispettivamente a 16 anni per Erika De Nardo e 14 anni per Omar Favaro. In seguito, le condanne sono state confermate, prima dalla Corte d’Appello di Torino e poi, in via definitiva, dalla Corte di Cassazione.

 

Ma il nostro viaggio nelle coppie assassine non è finito…

Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi