Il 2010 appena concluso è stato anche l’anno di Carly Fiorina. Dopo la turbolenta fine del suo rapporto di lavoro presso HP, dove ricopriva il prestigioso ruolo di direttore generale, sembrava che la sua stella fosse destinata ad offuscarsi, per poi dissolversi senza particolari clamori.

Del resto, la sua età “avanzata” (nata il 6 settembre 1954), soprattutto per una donna, lasciava pensare che, forse, si sarebbe accontentata di dedicarsi alla sua vita privata e alla sua Fondazione. Ma davvero qualcuno si era persuaso che una donna del suo calibro fosse disposta ad abbassare le ali e a ritirarsi in buon ordine?

Solo chi non la conosceva bene poteva credere ad una eventualità del genere ma, dopo aver letto la sua biografia, “Tough choices” (“Scelte toste”), sicuramente tutti hanno cambiato idea ed aspettato che Carly, come l’Araba fenice, risorgesse dalle sue ceneri.

Di scelte toste, nella vita, ne ha dovuto fare tante, a cominciare dall’università quando, da figlia amorevole e devota qual’era, e ben decisa ad accontentare il padre, avvocato, e laurearsi in legge, ha annunciato ai genitori il suo addio alla facoltà.
Da lì, di strada per arrivare ai vertici di uno dei colossi tecnologici, Hewlett-Packard, ne ha fatta tanta, a cominciare da un importante incontro di lavoro avvenuto…in uno strip club!

Si trovava alla AT&T e Lucent, come commerciale junior, e l’incontro che tanto aveva sperato con due clienti del gruppo era stato fissato in un ristorante a dir poco particolare. Il suo capo, a metà tra il divertito e il costernato, informandola del luogo dove avrebbero pranzato, sperava forse di sentirla rinunciare e mettersi da parte. Lei invece, ben lungi dal chiedere di cambiare la mèta del meeting, ci è andata, sfoderando grinta e artigli, nonché sorrisi noncuranti, a volontà.

L’inizio della carriera per Carly, come segretaria, non lasciava presagire a una “scalata” così convincente ma il suo procedere a piccoli passi è forse servito per renderla consapevole dei suoi mezzi. Per sua stessa ammissione, non avrebbe mai immaginato di arrivare a lavorare nel mondo del business, né tantomeno di ricoprire una carica importante come quella di CEO (Chief Executive Officer) presso HP. Dopo i primi anni di lavoro, però, si è resa conto di avere un particolare talento, ovvero quello di essere capace di lavorare in gruppo e, soprattutto, di riuscire a prendere decisioni scomode, che solo i grandi leader sanno prendere.

Da questa presa di coscienza è partita la sua personale sfida agli alti vertici, arrivata, come ormai sappiamo, fino alla vetta. La carica da lei ricoperta dal 1999 al 2005 ha portato HP a raddoppiare il fatturato e ad essere ancora di più una delle potenze mondiali, non solo nel settore tecnologico, ma come brand conosciuto dovunque.

Tutto ciò non è avvenuto in una condizione idilliaca, ma passando attraverso la fusione con Compaq e la mancata acquisizione di PrincewaterhouseCoopers, diventata poi di IBM.

Inutile dire che ha dovuto anche scontrarsi più volte con il maschilismo imperante che la circondava e che, il giorno dell’annuncio della sua nuova carica, ha dovuto rispondere a questioni inaspettate, come l’ha spiegato bene lei : “L’unica domanda per la quale non eravamo preparati era quella che veniva fatta più spesso… e riguardava il mio sesso.”

Ma questa, si sa, è una battaglia alla quale le donne ad un certo livello sono tristemente abituate.

Il 2010, come anticipato all’inizio dell’articolo, è stato un anno importante per Cara Carleton Sneed (questo il suo nome di battesimo), perché ha rappresentato una nuova affermazione in un nuovo ambito. Nel giugno scorso, infatti, dopo essersi presentata come candidata in California nelle file del partito repubblicano, ha vinto le primarie ed ora ambisce ad un seggio al Senato.

Nel frattempo, non attende paziente ma rivendica i suoi diritti senza paura di attaccare il presidente Obama, come è accaduto, ad esempio, a fine agosto ad Aspen, in Colorado, quando si è scagliata contro il governo attuale reo di prediligere la politica estera e trascurare le risorse interne. A questo proposito, è emerso il suo passato di donna manager, poiché ha reso noto, tra le sue priorità, la deregulation sulle tecnologie, nonché la creazione di nuovi profili professionali specializzati, per far fronte alla concorrenza e mantenere la leadership del paese, dove c’è, e riconquistarla, dove si è persa.

Non si fa mancare nulla, Carly, se non ha avuto paura, né timore reverenziale, e ha accusato direttamente Washington di non essere in grado di occuparsi di questioni tecnologiche ed invitandolo a far fare questo lavoro a chi lo conosce bene.
E se non sono parole toste queste…

Vera Moretti