Se si pensa ad Emma Marcegaglia e a Marisa Bellisario, inizialmente sembra impossibile trovare punti d’incontro tra loro.

A dividerle ci sono i diversi periodi storici nei quali la loro carriera si è avviata, le differenti radici familiari, sia geografiche sia culturali, le cariche da loro ricoperte, le due personalità quasi opposte. Analizzandole più a fondo, però, si scopre anche dell’altro.

Non so se, trovandosi a ricoprire la stessa carica, avrebbero fatto le stesse scelte, ma sono sicura che entrambe avrebbero combattuto per far valere le loro opinioni e capacità professionali al di là di pregiudizi e apparenze. Sia Marisa Bellisario sia Emma Marcegaglia, infatti, in diverse epoche e in diversi contesti, hanno dovuto ribadire la loro volontà di essere giudicate per il loro operato e non per l’aspetto fisico.

La prima, quando si recò per la prima volta negli Stati Uniti, fu soprannominata “the legs”, le gambe, come se fossero più importanti del cervello, grazie al quale era lì, a ricoprire una carica rilevante. E sempre lei, e sempre in America, aveva dovuto lottare per abbassare il muro che i colleghi, maschi ed americani, avevano issato davanti alla sua aggressività e testardaggine.
La seconda, ha rischiato di essere messa al bando a causa di abbigliamento troppo succinto, cioè una banale minigonna, e di qualche battuta di troppo da parte del capo di governo.

Marisa era la signora di ferro, Emma la lady d’acciaio, come se, per arrivare in alto, si dovesse essere obbligate a rinunciare alla propria femminilità e diventare un freddo robot. E invece, entrambe hanno scelto di avere una famiglia e dei figli, e di rimanere legate alle loro realtà di provincia, per quanto gli impegni lo rendessero possibile.

L’acciaio e il ferro servono solo negli ambienti di lavoro maschilisti frequentato da entrambe, ma, almeno per loro due, non è l’unico elemento di un’intera esistenza. Ma non è solo questione di lotta e femminismo, c’è anche dell’altro.

Queste due donne sono da considerarsi “pioniere”, perché sono riuscite a non farsi risucchiare dalle sabbie mobili di un territorio del tutto maschile, arrivando a ricoprirne le cariche più importanti. Per Bellisario è avvenuto con la nomina ad amministratore delegato a Italtel, per Marcegaglia con quella a presidente di Confindustria.

Ma ciò che davvero le avrebbe unite, al di là di tutto ciò che di diverso possono avere, è la loro piena adesione alla meritocrazia. Per entrambe è sempre stato importante premiare chi lo merita, senza scorciatoie o raccomandazioni. Certo, per Emma Marcegaglia, vista la carica ricoperta dal padre, sarà stato più facile arrivare ai “piani alti”, ma, una volta in cima, difficilmente ci si rimane se non si è abbondantemente equipaggiati e corazzati, perciò, credo che, in quanto a preparazione, non si può dire che non si sia data da fare.

Raggiungere risultati di successo non dipende solo da fortuna o da spinte, quando ci sono, ma molto dall’intelligenza, dalla consapevolezza delle proprie capacità e dall’umiltà di riconoscere i propri limiti, per rimboccarsi le maniche e superarli.

Per questi motivi, ma sono sicura che chi ha avuto l’opportunità di conoscere queste due signore ne aggiungerebbe altri, non credo che ci si trovi davanti a mondi completamente diversi, ma, piuttosto, al cospetto di due differenti lati di uno stesso puzzle, dove i tasselli, una volta riuniti, portano al medesimo risultato : la dimostrazione che una donna, se vuole, arriva dovunque, nonostante i pregiudizi e i bastoni tra le ruote. Basta avere una solida corazza, di metallo però.

Vera Moretti