Cosa accade alla vita di un giovane ragazzo nel momento in cui esce dal carcere dopo dieci anni? Chi è diventato quel ragazzo che si è macchiato di un delitto spaventoso trucidando insieme alla sua ragazza la madre e il fratellino di lei? Può cambiare o resterà per sempre un assassino? E soprattutto, lo si può perdonare?

Queste e mille altre domande ci si pone in merito alla vicenda di Novi Ligure, strage familiare avvenuta il 21 febbraio 2001.

Quella sera che nessuno potrà più dimenticare, gli adolescenti Erika De Nardo e Omar Favaro hanno cambiato per sempre la loro vita e il loro futuro. Non solo si sono resi colpevoli di un omicidio senza precedenti, ma si sono marchiati per sempre di vergogna e di pregiudizio. Adesso giunge la resa dei conti.

Scontata la loro pena, entrambi possono ripartire da dove avevano lasciato.

Omar Favaro è tornato in libertà nel marzo scorso, Erika potrà farlo a dicembre.

Ma stavolta la libertà non rappresenta del tutto un sollievo, perché entrambi saranno costretti a subire un altro processo: quello della gente. Torneranno al mondo, un mondo che di sicuro li giudicherà e li guarderà con gli occhi del dubbio e, purtroppo, della paura.

Due mostri, due folli omicidi: questa è l’opinione che va per la maggiore. E quando è così tutto diventa difficile, vivere come “persone normali” è impossibile, e forse non è nemmeno giusto.

Si può essere persone normali dopo l’inferno che c’è stato? O la pena più giusta da pagare non è una cella ma la vita insieme agli altri? Probabilmente è per tutte queste domande che Omar Favaro ha sentito l’esigenza di farsi vedere, di esternare il suo rimorso, spiegarsi e chiedere perdono.

Lo ha fatto davanti le telecamere di Matrix, il programma di Canale 5 condotto da Alessio Vinci, nella puntata andata in onda mercoledì 5 ottobre.

Racconta di sentire continuamente le urla di Gianluca e della madre di Erika, ricorda che quest’ultima voleva attendere il rientro in casa del padre per uccidere anche lui, ma di essersi opposto.

Omar, tuttora, non riesce a capire come mai la sua fidanzata odiasse tanto la famiglia a tal punto da uccidere ,e si rammarica di non essere riuscito a comprenderla, aiutarla e fermarla.

Ma Omar aveva solo 17 anni, e si è lasciato travolgere e annebbiare da un amore morboso e malato. Ora ne ha 27, forse è diventato un uomo.

Dice di conoscere la differenza fra giusto e sbagliato, di aver lavorato molto su se stesso durante gli anni del carcere e chiede a tutti una possibilità di redenzione.

Ha una ragazza, Deborah Barbarito che, durante un’intervista a Domenica Cinque, a Federica Panicucci racconta di quanto lo ami, per la persona che è oggi e non per quella di dieci anni fa. Lei è riuscita ad andare oltre il mostro e ha visto la persona. C’è chi la giudica pazza, chi invece una persona matura capace di guardare oltre le apparenze. Non ha paura di stargli accanto ma chiede solo un po’ di normalità: «Ci sentiamo oggetto di pregiudizio. Ci siamo trasferiti perché la gente non ci dà la possibilità di creare una vita nuova; siamo senza lavoro. Per un periodo mi sono sentita perseguitata, non potevo andare a fare la spesa che poi uscivano le foto. Non chiedo alla gente di dimenticare, ma solo di darci la possibilità di vivere una vita normale, di creare una famiglia normale». E, come una persona normale, Omar si è recato sulla tomba delle sue vittime e ha chiesto perdono.

Soltanto loro hanno il diritto di darglielo.

Roberta Restretti