Sono arrivate ad una svolta le indagini sulla morte di Valentina Salamone, la 19enne trovata morta impiccata il 24 luglio del 2010 in una villetta nelle campagne di Adrano, Catania.

Nella giornata di ieri, lunedì 4 marzo, i Carabinieri del comando provinciale di Catania hanno arrestato Nicola Mancuso con l’accusa di omicidio. Secondo gli inquirenti il 30enne avrebbe avuto una relazione con la vittima.

Benché dapprima le indagini vennero chiuse frettolosamente come suicidio, i genitori della giovane non hanno mai creduto a tale versione. La ragazza venne infatti trovata impiccata a una trave della tettoia di una villetta alla periferia di Adrano dove si era recata con alcuni amici per trascorrere il weekend. Il padre di Valentina, Antonino Salamone, ha sempre sostenuto che la figlia non aveva ragioni per un commettere un gesto estremo.

«Valentina non me la potrà più restituire alcuna giustizia terrena: ma venire a capo della verità sarà quantomeno un atto d’amore nei confronti di mia figlia. Era assolutamente impossibile che mia figlia si fosse suicidata: ogni genitore conosce i propri figli e Valentina non avrebbe mai potuto compiere quel gesto», ha sempre dichiarato il padre in numerose interviste. Dopo la richiesta del pm al gip di archiviare come suicidio l’inchiesta, ad ottobre il gip Francesca Cercone aveva disposto indagini suppletive considerato che «alla luce delle nuove acquisizioni può affermarsi che Valentina Salamone fu uccisa e chi pose in tale in essere tale delitto ebbe a simulare con notevole abilità il suicidio».

L’inchiesta avrebbe dimostrato che i testimoni avevano dichiarato il falso e che Nicola Mancuso, l’uomo arrestato nella giornata di ieri per omicidio, nonostante fosse sposato e con figli, aveva una relazione con la vittima. Dal rapporto tormentato sarebbe scaturito il delitto di Mancuso nei confronti della giovane.

Giulia DONDONI