C’è chi colloca la nascita dell’immenso impero del venerabile maestro Licio Gelli nell’immediato dopoguerra.

La “leggenda” narra che proprio in quel periodo avvenne il suo arruolamento nella CIA su precisa raccomandazione dei servizi segreti italiani dell’epoca, ma su tale circostanza non fu mai fatta chiarezza. E’ questo è solo uno dei molti misteri che avvolgono la vita e la carriera politico-finanziaria di uno degli uomini più controversi e potenti della seconda metà del 1900.

Tra il 1948 ed il 1958 Gelli si dedicò alla carriera politica all’interno della Democrazia Cristiana per poi concentrarsi nella scalata all’interno della Massoneria italiana. Fu così’ che poco dopo divenne l’indiscusso e carismatico Maestro Venerabile della più controversa loggia massonica che l’Italia intera ricordi: la loggia Propaganda 2 (meglio nota come loggia P2).

Uomo di indiscusse abilità politiche e finanziarie, la sua ascesa non conobbe particolari ostacoli e ben presto nella sua loggia, divenuta ormai un vero e proprio centro nevralgico del più spregiudicato affarismo politico dell’epoca, entrarono personaggi di spicco ed una serie di figure chiave nelle stanze del potere politico ed economico italiano.

Naturalmente l’identità di tali soggetti era tenuta strettamente riservata ed i nomi di alcuni dei cosiddetti “soggetti in sonno” erano noti esclusivamente a Gelli.

Ben presto però sulla loggia P2 si addensarono una serie di ombre inquietanti.

Su Gelli ed i suoi “fratelli” di loggia gravava anche il sospetto dell’organizzazione di un vero e proprio piano eversivo per ribaltare il regime politico italiano. Il piano denominato “Golpe Borghese” avrebbe addirittura previsto l’arresto del Presidente della Repubblica dell’epoca, Giuseppe Saragat. Naturalmente Gelli smenti’ sempre risolutamente tale scenario e le accuse che venivano mosse alla sua organizzazione. Ma questo fu solo l’inizio.

Il nome di Gelli figura infatti anche tra i principali fautori della meglio nota “Operazione Gladio”, una sorta di struttura segreta di matrice “stay-behind”, finanziata con i fondi neri della CIA con il preciso scopo di contrastare l’ascesa dello schieramento politico comunista in Italia e negli altri paesi europei. Ma l’inchiesta sulla “questione Gladio” non ha mai fatto emergere in maniera chiara legami diretti tra l’organizzazione clandestina, Gelli e la P2.

Tuttavia i presunti legami “ambigui” tra Gelli e la politica non si esauriscono certo con l’Operazione Gladio. Famosa e altrettanto controversa fu infatti la sua amicizia con il leader argentino Juan Domingo Perón. Sul punto non possiamo certo dimenticare che proprio molti esponenti di spicco del periodo finale del peronismo risultavano tra gli iscritti della P2.

Ma nel 1981 qualcosa cambia per sempre per il centro di potere piduista. Il 17 marzo infatti la Guardia di Finanza trova la lista degli appartenenti alla P2 in una delle ville di Gelli. Si tratta di nomi illustri tra cui anche alti ufficiali delle forze armate e delle forze di polizia, funzionari pubblici, imprenditori, industriali, giornalisti, personaggi di spicco del mondo dei media e politici.

E naturalmente di lì a poco la notizia dello scottante ritrovamento della lista divenne di dominio pubblico anche se, con ogni probabilità, la lista trovata non era quella completa…

A questo punto Gelli tentò una fuga disperata prima in Svizzera, dove venne arrestato ma riuscì a fuggire, poi in Sudamerica.

Nel frattempo il 31 ottobre 1981 il tribunale massonico del Grande Oriente d’Italia espulse Gelli dalla massoneria in via definitiva. Licio Gelli era dunque divenuto un reietto per i suoi ormai “ex fratelli”e doveva essere lasciato a se stesso ed al proprio destino giudiziario. Nel dicembre 1981 il Parlamento italiano votò in fretta e furia una legge per mettere al bando ogni forma di associazionismo segreto in Italia. Insomma, lo scandalo P2 aveva avuto innegabilmente dei pesantissimi riflessi nel panorama politico ed economico.

Nel 1987, dopo 6 anni di latitanza, ci fu la resa: Gelli decise di costituirsi e rientrò in Italia. Ma nel frattempo molto altro era emerso a carico di Gelli e del suo centro di potere. Secondo la Commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Tina Anselmi infatti la Loggia P2 aveva avuto un ruolo chiave anche nelle vicende finanziarie che hanno coinvolto personaggi come Sindona e Calvi. E si trattava indubbiamente di vicende che avevano fortemente condizionato l’ambiente economico e finanziario italiano.

Ma non è tutto. Licio Gelli venne anche sospettato di coinvolgimento in merito ai fatti relativi alla strage di Bologna, vicenda che gli costò nel 1995 una condanna a 10 anni in via definitiva per depistaggio. Ma non sarà l’unica.

Gelli infatti viene riconosciuto colpevole della frode finanziaria alla base del “buco” da oltre 1,3 miliardi di dollari del banco Ambrosiano nel 1982 e condannato a 12 anni. Nel settembre del 2003, mentre scontava la condanna ai domiciliari nella sua principesca villa di Arezzo, durante un’intervista a Repubblica Gelli rilascia la seguente ed eloquente dichiarazione:
«Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa. Tutto nel piano di Rinascita, che preveggenza, è finita proprio come dicevo io». E pochi oggi sembrano nutrire dubbi sulla veridicità di questa sua lapidaria affermazione.

 

Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi