Il primo batticuore, la prima volta che prendiamo qualcuno per mano e sentiamo che ci appartiene. La prima volta che qualcuno, avvicinandosi a noi, scatena brividi, farfalle nello stomaco, anche sapendo che è nostro.

E’ evidente: è il primo amore. E diciamoci la verità, non siamo mai riuscite a dimenticarlo, e quando ci siamo chieste il perché, ci siamo sempre risposte che la colpa era dell’autenticità del sentimento e della nostalgia che logicamente accompagna ciò che ce lo ricorda.

Eppure, sebbene l’importanza della componente nostalgica e sentimentale sia stata sottolineata più volte anche in testi come Changing Relationship, dello psicologo Malcom Bryin – che spiega come questa importante relazione diventi, erroneamente, un vero e proprio termine di paragone per gli incontri successivi –  sorpresa sorpresa, non è per la potenza del sentimento che non ci riusciamo!

Il perché ce lo racconta una ricerca sull’attività cerebrale legata ai sentimenti di breve e lunga durata condotta dalla Stony Brook University di New York durata tre anni, tra Gran Bretagna, America e Cina, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Human Brain Mapping.

I ricercatori che se ne sono occupati –  Xiaomeng Xu e Art Aron – collaborando, hanno scoperto dunque che il primo amore, in particolar modo se giovanile, non rimane dentro di noi per una sorta di cullata nostalgia, ma per il fatto che il suo sviluppo porta ad una vera e propria reazione biochimica, per altro mai avvenuta prima, consistente nell’attivazione di processi dei circuiti neuronali della paura e dell’ansia che non hanno niente a che fare con quelli comuni, e “accende” le stesse aree che sono proprie della dipendenza e degli squilibri mentali, dando dunque vita ad un processo irripetibile, ma identico per tutte le culture.

Dunque, la risposta è in un semplice seppur fortissimo processo chimico, che ci ha segnate e segnerà molte altre ancora per la vita. Ma non state troppo a pensare al vostro passato, perché la verità è che, sempre secondo gli studi condotti, sarebbe un errore credere che un simile amore sia unico: per quanto il processo scatenato sia inimitabile, un tipo di sentimento così intenso ha possibilità di essere vissuto nuovamente, anche più volte, con uguale o addirittura maggiore forza, e soprattutto più consapevolezza, essendo poi il cervello pronto, “allenato”, ed essendo noi stesse più grandi e mature.

Il primo amore quindi non si scorda mai, ma quelli a venire, care, saranno i migliori.

Caterina Damiano