Il film di Paolo Genovese, sugli schermi dallo scorso venerdì, porta sotto i riflettori un problema troppo trascurato quanto inquietante.

Saranno le creme anti-età, le lampade abbronzanti, la palestra a giorni alterni, l’aspettativa di vita nettamente aumentata, le lauree sempre più necessarie e infinite… Eppure i quarantenni d’oggi sembrano i ventenni del secolo scorso: impauriti dalla vita, senza obiettivi a lungo termine, privi di senso pratico e con una debolezza caratteriale che li abbandona in balia degli eventi.

Uomini che alla soglia dei quarant’anni non si sentono pronti ad avere un figlio. Donne che dopo un matrimonio fallito, disilluse e martoriate, non riescono a rifarsi una vita ma si buttano sul lavoro.

Uomini che privi di qualsiasi spirito d’indipendenza e voglia di cambiamento, si appiattiscono quotidianamente nel nido materno, impauriti dal mondo esterno.  Donne che non riuscendo ad elaborare il conflitto col padre nel delicato periodo dell’infanzia, vivono amori voraci e passionali, divorando prede e scavandosi un gigantesco vuoto interiore.

Insomma adulti (si, perché a quarant’anni non si è più RAGAZZI, con buona pace dei mass media e di chi si sente tale) che non riescono a fare il giro di boa nella vita, pur lavorando e avendo carriere magari soddisfacenti e brillanti.

Stavolta infatti non troviamo i disperati protagonisti di Baciami ancora che avevano difficoltà su ogni piano: non ci sono tradimenti, suicidi, scappatoie. Sugli schermi passeggiano personaggi veri, in cui alcuni potranno facilmente identificarsi: persone realizzate in alcuni ambiti ma totalmente deficitarie in quello sentimentale. Una generazione che ha puntato tutto sulla carriera e niente sulla famiglia, sembrerebbe…

E addirittura la legge si è adeguata, visto che la Cassazione ha dichiarato il 26 gennaio scorso che un figlio, anche se sposato e laureato, non perde il diritto agli alimenti. Figuriamoci quello a vivere con mamma e papà e a non prendersi le proprie responsabilità!

Il film però è positivo, ci dà una ventata di speranza:  se messi di fronte all’evidenza dei fatti, spronati dagli amici e bisognosi di coccole, anche questi adulti-bambini possano finalmente frantumare la crisalide e volare nei cieli dell’età adulta.

Siamo ormai in un’altra epoca, e non dobbiamo più confrontarci con le generazioni passate, è vero: dopotutto sono figli di chi ha vissuto il ’68, cresciuti con poche regole e troppe libertà, sistemi universitari stravolti, benessere economico in ascesa lampo, con troppe aspettative e pochi progetti.

Sono però anche generosi, leali, affettuosi, solamente un po’ spaesati da una realtà che non è come forse la sognavano.

Basta quindi tirar fuori il coraggio di affrontare le paure, quelle profonde e radicate nel tempo, per risolvere tutti quei conflitti che rischiano di rovinare un’epoca. Coraggio quindi, un pizzico d’indipendenza, l’apertura mentale per accettare il cambiamento e la sensibilità di non stravolgersi completamente: questi sono gli ingredienti che ci rendono, finalmente, MATURI.

Erika Pompili