Il dilemma tra more e bionde è vecchio come il mondo e tutti lo conoscono. Quello che forse non sapevate forse è che la grande passione degli uomini per le sigarette li rende ben meno longevi delle loro coetanee.

L’alcool fa nettamente meno danni a confronto col fumo di tabacco, che aumenta del 60% le possibilità di decesso dei maschi rispetto alle donne tra ictus, BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), tumori delle vie aeree e patologie coronariche.

Si fuma prevalentemente tra i 45 e i 65 anni (dato che smentisce gli allarmismi relativi al fumo giovanile) e soprattutto nelle regioni del Sud Italia. Nel 2010 però è fumatore quasi un italiano su tre, il che spiega l’incidenza sempre crescente di patologie cardiovascolari mortali.

Il fumo può sembrare un’occasione di guadagno per lo Stato, peccato che per ogni euro di sigarette venduto se ne impieghino in media due milioni per tenere a bada le malattie correlate al loro consumo.

Sicuramente ci è venuta in aiuto l’importantissima legge del 16 gennaio 2003, n.3, che ha vietato il fumo nei locali pubblici, ma quello è stato solo il primo passo di un cammino davvero arduo. Per scoraggiare i masochisti incalliti sono in progetto (e appoggiate da circa l’80% della popolazione) divieti nei giardini pubblici, nelle aree aperte degli ospedali, negli stadi e addirittura nelle automobili private (questa in verità è più una questione di sicurezza che di prevenzione!).

E mentre in Italia ancora se ne parla, è stata da poco approvata la nuova legge anti-fumo negli stadi spagnoli, mentre diventerà effettivo quest’estate il divieto di fumo nei parchi e sulle spiagge della città di New York.

Ma quali sono realmente gli aiuti che lo stato può fornire ai suoi cittadini per fare in modo di placare questa epidemia? Sicuramente maggiore informazione nelle scuole per quanto riguarda i rischi del fumo (non basta scrivere “il fumo uccide”!) perchè l’età più critica è proprio quella tra i 15 e i 17 anni, poi dovrebbero essere maggiormente pubblicizzati i centri di disassuefazione, perché smettere di fumare è complesso e provoca spiacevoli effetti collaterali che possono compromettere la riuscita dell’impresa (molto importante per la salute della persona, purché venga intrapresa in tempo).

A questo proposito vi invito a visitare il sito della Fondazione Umberto Veronesi, che oltre a lottare contro il fumo organizzando laboratori per i più piccoli, ha creato una favolosa mostra itinerante interattiva e multisensoriale per sensibilizzare la popolazione ai gravissimi danni che il tabacco infligge a chi fuma e a coloro che lo circondano.

Ricordandovi che in Italia il numero delle donne fumatrici è pericolosamente vicino a quello degli uomini (5,2 milioni contro 5,9!) e che quindi il problema, ahimè, riguarda sempre più da vicino anche tutte noi.

Erika Pompili