La comunicazione ha età? Facebook, Twitter sono dei canali privilegiati per un target giovane e dinamico oppure possono costituire un investimento in più per quei brand che, fino ad oggi, hanno funzionato con una rete di contatti molto tradizionale?

In principio c’è il marchio storico, un’azienda di famiglia che, come Maglificio Furlan, è una garanzia di qualità e saper fare nel suo territorio di origine (la Regione Veneto) e in quei punti vendita in cui l’etichetta va forte.

Dopo il passaparola ci sono le pubbliche relazioni.

Mai come in questo periodo di crisi (e in alcuni casi pure di superamento della stessa, bisogna dirlo), però, nessuna azienda azzarda e fa il classico “passo più lungo della gamba” investendo in un progetto di comunicazione che sia garantita al 100%.

L’immagine di un prodotto di eccellente maglieria, però, può essere agevolmente veicolato attraverso i classici, e mai fuori moda, cataloghi e lookbook. “Adesso entreremo in una fase in cui si penserà “all’evento in quanto tale”. L’idea è quella di consociarci per dare più forza al marchio Leonora, proponendo le sue presentazioni accanto ad iniziative di arte, musica, microeventi di supporto così da fidelizzare la clientela” – ci spiega alla fine del nostro incontro Sergio Furlan.

L’obiettivo è chiaro: “arrivare magari ad organizzare una sfilata, non intesa come Milano Collezione, non avrebbe senso, bensì un défilé dei modelli. Ci piacerebbe farlo durante alcuni dei momenti più significativi della Settimana della Moda, quando a Milano arrivano buyer e compratori”.

Perché Maglificio Furlan-Leonora manca sui social network?
Perché fino ad oggi siamo stati convinti che la nostra clientela e il nostro prodotto non fossero in target. Forse sbaglierò o avrò sbagliato, perché le cose stanno cambiando velocemente, ma fino a poco tempo fa eravamo convinti che il nostro consumer-tipo, quello che acquista la nostra maglieria, non sia un utente abituale dei social network. Ora stiamo cambiando idea. Siamo consapevoli che sia Facebook che Twitter siano da aprire.

Certo, con 5 outlet…
Ad oggi i nostri investimenti pubblicitari sono a livello quotidiano e territoriale: Il Mattino di Padova (il più forte di tutti), Il Gazzettino, La Tribuna di Treviso e Il Corriere del Veneto. Eppure, ultimamente, stavamo pensando: dato che ormai i nostri outlet resteranno aperti tutti i sabati e tutte le domeniche fino alla fine dell’anno, perché non cominciare a raccontarlo via Facebook?

Sarebbero begli investimenti pubblicitari da fare. Oggi la risposta è assolutamente sì o no?
Io li potrei anche fare, ma una domanda resta aperta: se decido fermamente di produrre e lavorare con la manodopera italiana, in Italia, e dunque NON a basso costo, come posso avere dei margini di risparmio per investire in pubblicità, come invece fanno altri?

 

Paola PERFETTI