Ormai la cucina ha preso i più disparati nomi e cognomi. E’ sorprendete vedere quante etichette vengono affibbiate al cibo. Il mondo ha sempre vissuto a seconda delle tendenze e di conseguenza in cucina i ristoratori tendono a cavalcare l’onda, inventando le più nuove e svariate definizioni, per accontentare il cliente e per trarne anche un certo beneficio economico.

Ultimamente, tra le tante, va di moda la cucina etica, strettamente connessa allo stile di vita vegan, una sorta di “religione” del cibo ma non solo che si lega a tematiche legate allo sviluppo sostenibile, etiche, ecologiche e spirituali. Dato che, come dico sempre, è il popolo a dettare legge anche in fatto di cibo e che noi cuochi dobbiamo metterci sempre al servizio del cliente, cerco sempre di accontentare anche le persone appassionate di questo tipo di cucina che prevede di utilizzare verdure non solo biologicamente coltivate ma che abbiano un rapporto, come dire, diretto con l’agricoltore, che si prende la briga di chiacchierare con zucchine e melanzane, perché non si sentano sole.

Gli appassionati di questo tipo di cucina mangiano solo, faccio un esempio, vitelli che devono essere massaggiati 3 anni, prima di essere scannati e bevono solo vini prodotti con uve che crescono sotto la luce del sole e con sottofondo buona musica classica.

Sono moltissimi i cuochi che oggi fanno cucina etica e come biasimarli? Quando il lavoro manca bisogna comunque reinventarsi in qualche modo e il proliferare di queste etichette in cucina ha fatto scaturire molti nuovi posti di lavoro, dando occupazione a chi non ne aveva. Quindi ben vengano la cucina etica e tutte le altre diavolerie che vengono inventate attorno al mondo della cucina.

In questo caso, tra l’altro, c’è anche un altro vantaggio: i piatti della cucina vegana sono realizzati prestando anche molta attenzione a non utilizzare prodotti ad alto contenuto di colesterolo e a tutte le farine raffinate che non fanno benissimo, se usate in maniera massiccia, al nostro corpo. Questo fa sì che questo tipo di cucina abbia molti adepti non solo fra ambientalisti e animalisti, ma che abbia anche un seguito di uomini e donne che vogliono prendersi cura del benessere del proprio corpo e, di conseguenza, della propria anima. Se la cucina può essere un modo per stare bene e per dare lavoro a chi non ne ha, ben venga anche la cucina etica.

 

Filippo La Mantia – chef del ristorante dello storico Hotel Majestic di via Veneto a Roma