Iniziamo la rassegna di Dicembre parlando dei dolci tipici natalizi partendo dal dolce più amato dai bambini, più prodotto per la grande distribuzione e più evocativo delle feste: il Panettone.

Da buona milanese posso affermare con certezza che non esiste Natale senza Panettone. Anche se ormai le famiglie si dividono tra i faziosi del panettone e quelli del pandoro, resta un dolce natalizio che non manca in nessuna casa, una volta diffuso solo al Nord, ora prodotto artigianalmente in tutta Italia e distribuito commercialmente ormai in tutto il mondo.

E’ un dolce a pasta lievitata e soffice, ricco di uova e burro, con uvetta, cedro e scorza d’arancia candita. Ora per i palati più difficili ne esistono mille versioni oltre alle due classiche alto o basso: senza canditi, senza uvetta, col cioccolato, crema o zabaione, farciti o ricoperti esternamente da ricche glasse. Questi panettoni sono prodotti sia industrialmente che artigianalmente dalle pasticcerie, sfruttando su larga scala gli arricchimenti casalinghi inventati soprattutto con gli avanzi di panettone dopo-Natale.

Ricordo il risveglio durante le feste col profumo di panettone alla piastra, sotto la quale crea una crosticina zuccherata di rara bontà, e in seguito, quando in casa “avanzavano” mia mamma li usava per fare una versione rivisitata di zuppa inglese e tiramisù!

La leggenda narra alcune favole sull’origine del Panettone e soprattutto del suo nome. Questa deriva probabilmente dall’accrescitivo di “panetto”, in milanese panett, a causa della sua lievitazione che nelle varie fasi lo fa crescere notevolmente.

Oltre al panettone milanese esistono declinazioni regionali meno diffuse, come il panettone di Bologna o di Genova, da considerarsi però completamente un altro dolce per non metterli in competizione!

Da non dimenticare per nessun motivo la tradizione di San Biagio. La leggenda vuole che si debba tenere da parte un pezzettino del panettone che viene aperto il 25 dicembre per poi mangiarlo il 3 Febbraio per avere gola e naso protetti dal santo (se benedis la gola e el nas). Per questo una volta le massaie toglievano dalla madia gli avanzi induriti del panettone posso spartendoli in famiglia a protezione della gola come prima cosa alla mattina. La “Legenda Aurea” racconta infatti che un giorno una mamma portò a San Biagio, un guaritore armeno eletto vescovo nel IV secolo d.C., il figlio che stava morendo per una lisca di pesce conficcata in gola. Il medico armeno gli fece ingoiare una grossa mollica di pane che, rimuovendo la spina, salvò il ragazzo.

Quindi se volete una gola sana ricordatevi di metterne da parte un pezzetto, e io vi prometto che a Febbraio vi ricorderò di mangiarlo!

 

Anna BRAMBILLA – Food Blogger – Food Writer
– www.verzamonamour.com