Vorrei affrontare oggi un argomento che, lo so, può sembrare noioso e pesante per chi non ne è direttamente coinvolto. Ci provo lo stesso sperando che, dopo aver capito di cosa si tratta, non ci sia una fuga da questo articolo.
Ho appena letto un libro molto interessante e unico nel suo genere e credo meriti di essere citato e commentato. Si intitola “Mamma senza paracadute” ed è stato scritto da Livia Castellani.

Si tratta di un romanzo, nato da un’esigenza personale dell’autrice che, incinta, non aveva l’intenzione di circondarsi di manuali per diventare una brava mamma o per sapere tutto sullo sviluppo del bambino dentro e fuori dalla pancia, ma, purtroppo, non aveva trovato niente di più attuale. Per questo, ha deciso lei, in prima persona, di proporre una storia diversa.

In realtà, la trama del racconto è semplice e nota a molte donne, poiché la protagonista, Laura, una donna indipendente ed impegnata nel suo lavoro, scopre di essere incinta, senza aver programmato, in quel momento della vita, di avere un bambino. Da lì, comincia una trasformazione, inevitabile e incessante, del suo pensiero, delle sue priorità e delle sue emozioni.

In tutto ciò, dove sarebbe l’originalità? La gravidanza e la maternità vengono affrontate in chiave moderna, abbandonando gli stereotipi delle Madonne con viso angelicato o le donne soddisfatte solo in quanto mamme, ma anche le frasi “zucchero e miele” delle star che, dalle pagine patinate delle riviste, esibiscono fiere le loro pance di donne in dolce attesa.

Ciò che mi ha colpito, leggendo il libro, è stato il cambiamento di Laura, scontato certo, ma non capito dalle amiche, come se dovesse giustificarsi per aver spostato le sue esigenze verso qualcosa di diverso dal lavoro e le amicizie. E’ buffo che quel cambiamento tanto naturale in lei, sia così difficile da far capire a chi la circonda e soprattutto, sembra impossibile uscire dai pregiudizi dei quali è “vittima” una donna incinta.

Se pensa solo al bambino, è votata ad una vita scandita solo dai ritmi del figlio, se, invece, ci pensa poco e continua a dedicarsi al lavoro, nonostante la pancia diventi sempre più grande, è insensibile. In entrambi i casi, si tratta di una persona bersagliata da critiche e giudizi.
Possibile che non ci siano vie di mezzo? La via di mezzo esiste, eccome, ed è spiegata molto bene dalla protagonista:

“Prima d’ora ho camminato anch’io nel mondo. Ho percorso molte strade, alcune mi hanno portata lontano. Ma questa è l’unica che porta dentro di me.”

Si tratta di questo, dunque, di un percorso nuovo che non toglie nulla della donna che era prima. Laura, perciò, non è diventata un’aliena solo perché incinta, ma decide di dedicare tempo a sé stessa per poter affrontare meglio ciò che sta per accadere. La sua non è una scelta drastica, che la esclude dal resto del mondo per sempre ma, piuttosto, una pausa per fare ordine dentro di lei, per poi ributtarsi nella vita, quando si sentirà pronta a farlo.

Insomma, il detto che dice “la verità sta nel mezzo” sembra racchiudere una saggia realtà, e spero possa diventare una regola per tutte quelle donne che si sentono schiacciate in un ruolo che non appartiene loro completamente. Che sia il troppo lavoro o la troppa vita casalinga, vorrei poter assistere ad una rivoluzione, che porti al raggiungimento della condizione ideale, senza sensi di colpa se non si sta abbastanza con i figli o se non ci si dedica al lavoro.

Per ora è un’utopia, ma, visto che Natale si avvicina, perché non mettere questo libro sotto l’albero a chi meriterebbe di leggerlo ed imparare qualcosa? Potrebbe essere un inizio.

Vera Moretti