di Alessia CASIRAGHI

Una mostra a fior di pelle. E’ l’organo più esteso di tutto il corpo ed è il nostro mezzo di contatto con il mondo. Si chiama “Pelle di donna” la mostra inaugurata alla Triennale di Milano, che resterà aperta fino al prossimo 19 febbraio.

Una sinergia insolita quella indagata dall’esposizione, a cura di Pietro Bellasi e Martina Mazzotta, ovvero il rapporto intenso e complesso fra arte e scienza, fra bellezza e cosmesi. La cura delle pelle diventa forma artistica profonda, rivelando quella che è l’essenza più profonda della donna, il suo punto di contatto con il mondo: la pelle.

Da Giacomo Balla a Marcel Duchamp, da Lucio Fontana a Roy Lichtenstein, “Pelle di donna” pesca testimonianze artistiche, pezzi d’arte provenienti da epoche diverse creando legami e un dialogo profondo con lo spettatore. La mostra è suddivisa in 6 sezioni: si parte con le sculture di Anna Morandi, anatomista settecentesca, che usava la cera per dare forma alle parti del corpo da lei studiate. “Volto di donna” e “Mani sensibili” introducono il tema della ‘scoperta della pelle’, insieme alle miniature delle farmacie antiche disegnate da Ettore Sobrero.

Dal Paradiso dell’igiene all’Inferno della pudicizia: la seconda sezione della mostra indaga la nascita e la diffusione del concetto di “igiene” nell’800. Sarà divertente scoprire quale accezione veniva data all’epoca a questo termine e quali fossero i marchingegni studiati da architetti e ingegneri nella costruzione di sale da bagno e suppellettili.

Dall’arredo al cinema. Un “tunnel di mostri”, realizzato in collaborazione con la Cineteca Italiana di Milano, propone una galleria di ritratti, di fermo immagine rubati alle pellicole più celebri, una sorta i indagine attorno al tema della pelle ‘di celluloide’. I volti del cinema non invecchiano, sono sottratti allo scorrere del tempo e si trasformano in icone immortali. Ed è proprio attorno al tema del volto che ruota la sezione centrale della mostra: la storia della cosmetica, dall’antichità fino ai nostri giorni, declinata attraverso le opere che meglio esaltano il concetto di bello nelle diverse epoche artistiche.

C’è la bellezza della proporzione classica delle sculture in gesso di Canova, c’è la donna stilizzata nei tratti sottili dell’Art Nouveau, con le quattro stagioni di Alfons Mucha, per trasformarsi in creatura onirica nelle visioni iperrealiste di Odilon Redon. Da non perdere le donne-icone immortalate da Man Ray: scatti in bianco e nero che fanno rivivere la bellezza nella Parigi degli anni ’20, il fascino misterioso delle donne negli anni ‘40, e poi ancora la pop-art di Andy Warhol, di cui vengo riproposti i celebri ritratti di “Marilyn” e “Ladies and Gentlemen”.

Il tema della contemporaneità viene affrontato attraverso alcune testimonianze artistiche provenienti dal Museo del Tatuaggio di Milano: Il tatuaggio femminile è inteso come complemento all’identità della persona, un modo per dire qualcosa di sé al mondo.

La parte più divertente è riservata alla fine della mostra: “Pelle di donna” offre infatti al possibilità di visitare un vero e proprio laboratorio di cosmesi scientifico e interattivo e una stanza polisensoriale.

E per chi ha intenzione di “metterci la faccia“, trasformando il proprio volto in una vera opera d’arte, basterà lasciarsi fotografare: l’istantanea del proprio viso entrerà infatti a far parte di una gigantesca installazione a parete.