Dal 6 giugno 1998, quando il canale americano HBO mandò in onda la prima puntata di “Sex and the city”, non è mai più scomparso dai palinsesti, e il successo continua 15 anni dopo. Perché?

Il mix era perfetto: donne, sesso, amore e moda. E allora nei sei anni di messa in onda, dal 1998 al 2004, sul piccolo schermo l’unica certezza degli appassionati telespettatori era una sfavillante New York di sfondo, compreso in quell’11 settembre 2001 che ha cambiato il mondo Occidentale. Le protagoniste infatti hanno cambiato tanti amori, tanti amanti e tanti abiti.

In pochissimo tempo infatti, le 4 eroine della metropoli, sono diventate anche delle icone di moda molto diverse tra loro, con look perfettamente corrispondenti al carattere: più originale la scrittrice Carrie, più rigorosa e “american oriented” la libertina e liberale Samantha, decisamente bon ton la principessina dell’Upper East Side Charlotte, impettita e mannish l’avvocato in carriera Miranda.

Così diverse da risultare difficile non identificarsi o proiettare se stesse verso una di loro; se poi si aggiunge che le signore in questione indossano abiti, accessori e gioielli preziosi dei brand più famosi del mondo, in un vortice che ha dell’incredibile se si considera che, in fin dei conti, nessuna di loro è un’ereditiera, allora il cocktail diventa irresistibile. Proprio come il Manhattan che il telefilm ha rilanciato.

Merito certamente della costumista Patricia Field, la costumista dalla capigliatura di un improbabile rosso che non ha mai seguito i trend o le regole del total look, ma ha mischiato sempre contemporaneo e vintage, stili diversi, stilisti americani ed europei. Iconica la borsa Gucci che Carrie porta a spasso nei primi episodi della serie, quando è inseparabile dai suoi occhiali a goccia di Ray Ban, o il lungo abito Versace con cui aspetta il suo bel russo in hotel a Parigi. E ancora i trench Burberry e i completiChanel di Charlotte, i capospalla Fendi di Miranda e le spalle larghe dei completiCarolina Herrera. Un lavoro degno di un premio Oscar, del resto la Field ha curato anche lo styling del film cult “Il diavolo veste Prada”.

Ma la moda non è stata protagonista del film solo attraverso gli abiti: c’è un party di Versace nella prima serie, una sfilata di beneficenza in cui la protagonista sfila per Dolce&Gabbana, la visita nel negozio Prada subito dopo la riapertura, e un giro nella redazione di Vogue per cui Carrie inizia a scrivere nella quinta serie e per cui posa nel primo film.

In un mondo in cui basta comprare un paio di scarpe costose per sentirsi più sicure, (almeno così Carrie entra nel tunnel delle Manolo Blahnik), o quando una storia si fa seria il fidanzato si porta da Prada e non dai genitori, è bello rifugiarsi a fine giornata. E pensare così solo a quella firma che, citando il finale del primo film, “non passa mai di moda”: l’amore.

Andrea VIGNERI