Credo moltissimo nel valore e nell’importanza delle Fiere Enogastronomiche e delle Sagre per lo sviluppo e la valorizzazione della cucina italiana. Nelle piazze delle città scendono commercianti e contadini che mettono in mostra i loro prodotti, quindi grazie a queste rassegne la campagna arriva in metropoli come Roma e Milano. Se, però, da una parte queste manifestazioni contribuiscono alla diffusione della nostra tradizione culinaria, è pur vero che ci sono alcuni periodi dell’anno in cui il nostro Paese diventa un tappeto di fiere e sagre.

Ovviamente i ristoranti, soprattutto le trattorie dei piccoli borghi, risentono della situazione perché di solito queste rassegne sono organizzate di domenica, ovvero nell’unico giorno in cui la gente è solita concedersi un’uscita, a pranzo o a cena, al ristorante. I ristoratori dei paesini e delle borgate vengono enormemente penalizzati, non riuscendo a reggere la competizione con le sagre che diventano meta prediletta delle famiglie.

A mio avviso dunque sarebbe opportuno stilare una sorta di calendario di fiere e sagre, concentrando tutto nel minor tempo possibile, oppure cercare di individuare dei periodi in cui farle, in modo da non nuocere troppo al piccolo ristoratore che aspetta la domenica per lavorare. Altra alternativa – forse, la più giusta perché consente di salvare, come si suol dire, capre e cavoli – sarebbe il coinvolgimento nelle sagre da parte dei comuni dei ristoranti, che verrebbero pagati e chiamati ad offrire un servizio.

Un discorso a parte forse, meritano invece le grandi Fiere enogastronomiche. Innanzitutto, il proliferare di queste grandi manifestazioni intorno al cibo e al vino, a cui affluiscono buyer e ospiti non solo dall’Italia ma anche da tutte le parti del mondo, è indicativo di quanto la nostra nazione sia grande e piena di prodotti. È giusto che l’utente straniero abbia modo di conoscere dal vivo il nostro prodotto – così che avendone esperienza diretta ha modo, quando torna nel suo Paese d’origine -, e di riconoscere, senza prendere abbagli, la vera materia prima italiana, consentendo di conseguenza alle nostre aziende di potere esportare vini e cibo Made in Italy.

 

Filippo La Mantia – chef del ristorante dello storico Hotel Majestic di via Veneto a Roma