Il telefilm di cui vi voglio parlare oggi necessita di una premessa doverosa.
E’ un telefilm incentrato sulle donne, e senza dubbio esprime il loro punto di vista, con pochi timori e ancor meno censure, e non è certo adatto ad un pubblico omofobo.

Composto da otto stagioni, ha avuto inizio nel 2004, e quando uscì fece veramente il botto. Questo perché l’argomento trattato è sopra tutti l’omosessualità, precisamente l’omosessualità femminile.

Vi parlo dunque di The L Word. Molti, soltanto a sentirne il nome, storcono il naso e inarcano le sopracciglia, convinti/e che sia un manifesto gay. Non è precisamente così.

The L Word è il modo per entrare a far parte di una realtà complicata, che si scontra spesso con pregiudizi e discriminazioni. E lo fa in modo drammatico, colpendo, facendo sorridere e facendo piangere. Facendoci soffrire e capire le protagoniste, che per altro sono tutte interpretate tanto bene da permettere alla spettatrice di perdersi nel processo di identificazione.

Tante protagoniste dunque: nella prima serie sono ben nove, e ognuna di loro ha una storia tutta da seguire. Si inizia comunque dalla coppia composta da Tina e Bette, che dopo anni di convivenza e grande amore, decidono di intraprendere la difficile strada della maternità.
Scartando l’adozione, le due optano per l’inseminazione artificiale, e il loro percorso si intreccerà con quello delle altre protagoniste, loro amiche e consigliere: da Jenny, ultima arrivata, più distaccata e allo stesso tempo più curiosa, fino alla bella Shane, parrucchiera donnaiola che dedica la sua vita alle conquiste.

La forza di alcune di esse è pari solo alla fragilità di altre, come la dolce Dana, che circondata dalle amiche che non si vergognano di palesare la loro natura, soffre perché in lei vi è ancora imbarazzo, messo però a tacere da una fortissima Alice, sua ragazza e quasi sua comandante, che la limita nelle scelte e nella vita, facendola per altro soffrire con continui tradimenti.

Come potete notare, gli intrecci sono quasi comuni: amore, passione, pettegolezzi, e poi tradimenti, confidenze. La differenza sta tutta nel sesso delle protagoniste, ed è proprio questo che rende The L Word così bello da seguire: nella sua semplicità, nel suo raccontare fluido, afferma quanto sia normale che l’amore, quello vero, non ha sesso.

Da vedere e consigliare, con una buona dose di consapevolezza e con il buonsenso di chi sa che l’omofobia è una grossa, stupida e ingombrante sciocchezza.

Caterina Damiano

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