Chi ha ucciso Chiara Poggi? E’ una delle grandi domande su cui gli Italiani si interrogano dall’agosto del 2007.

Era il Tg dell’ora di pranzo, e la tranquillità delle famiglie in vacanza venne stravolta dalla notizia che una giovane 26enne, acqua e sapone – una vita tranquilla e senza alcun tipo di precedenti – era stata trovata morta nella taverna della villetta dei genitori a Garlasco, paese sconosciuto in provincia di Pavia.

Allora nessuno conosceva via Pascoli 26, men che meno il nome di Chiara Poggi  o del suo fidanzato di allora, Alberto Stasi, subito sospettato come killer. Fu lui a trovarla riversa in un lago di sangue “sospettosamente” senza macchiarsi le suole delle scarpe, dirà l’accusa. E fu lui ad essere assolto dal Processo di Primo Grado e dal Tribunale di Milano.

Proprio in questi giorni, Stasi è a Milano per il secondo grado di giudizio. A porte chiuse, ma dal grande richiamo mediatico.

Abbiamo chiesto alla Dottoressa Bruzzone il suo punto di vista sulla vicenda.

Qual è il suo punto di vista sulla vicenda di Garlasco?
Credo che la raccolta delle tracce sulla scena del crimine non sia stata condotta in maniera sufficientemente affidabile. O almeno questo è ciò che emerge chiaramente dalla lettura della sentenza di primo grado a firma del GUP di Vigevano, il Dr. Vitelli. Ho avuto modo di esaminare anche le varie consulenze tecniche e tendo a concordare con quanto hanno evidenziato sia i CTU del GUP che i CTP della difesa di Stasi. Purtroppo alcuni degli errori commessi durante questa indagine temo non siano più rimediabili.

Che cosa si aspetta dal processo?
Francamente mi aspetto la conferma della sentenza di assoluzione di primo grado. Non è mai un buon segno per l’accusa l’essere costretta a chiedere la rinnovazione di una serie di accertamenti tecnici che sono già stati svolti, anche se in maniera non soddisfacente, durante l’inchiesta. E di “scivoloni” facilmente evitabili in questa storia ce ne sono stati diversi. Uno su tutti: il fermo di Alberto Stasi sulla base di una relazione preliminare un po’ troppo “frettolosa” da parte del RIS di Parma (all’epoca guidato da Luciano Garofano, poi dimessosi poco dopo). Il tutto si e’ risolto in un paio di giorni con la scarcerazione di Stasi perchè i dati forniti dal Ris di Parma non erano sufficientemente affidabili. Questo genere di eventi non aiutano gli inquirenti nella ricerca della verità perché gettano ombra sull’operato dei reparti specializzati di polizia scientifica, da cui ci si aspetta (e nella stragrande maggioranza dei casi è così) affidabilità metodologica e dei risultati.

Ma è possibile che siano tutti delitti perfetti? O si tratta solo di indagini imperfette?
Per quanto mi riguarda, io non credo esistano delitti perfetti, solo investigazioni ed investigatori imperfetti ed ampiamente migliorabili. Del resto, soprattutto per chi fa questo tipo di lavoro, il continuo aggiornamento tecnico e professionale è la regola. O almeno dovrebbe esserlo.

Paola Perfetti