Quasi 70 mila seguaci ed una forte passione per lo yoga. In cosa è diversa Jessamyn Stanley dalle altre insegnanti e dalle altre ‘instagrammer’? Saremmo ipocriti a non ammetterlo, la sua immagine non è quella tipica, sembra un soggetto di Botero. Solitamente, anche su Instagram le donne che praticano yoga sono snelle, hanno le gambe lunghissime, indossano tutine succinte e colorate e sono, bianche.  Jessamyn si auto-definisce grassa ed è di colore, un abbinamento che si oppone allo stereotipo degli account yoga-lovers.

Il suo percorso, neanche a dirlo, è stato complesso più che altro perchè, come lei stessa racconta in una intervista sul New York Magazine, ha provato a fare yoga ma non si è sentita completamente a suo agio durante le sessioni in studio. Così, ha trovato il suo equilibrio praticandolo a casa propria. Si è esercitata ed ha trovato la propria forza interiore. Adesso, oltre al successo sui social, Jessamyn ha iniziato ad insegnare questa disciplina e a comunicare sicurezza e amore per il proprio corpo.

Un percorso personale interessante che però non risponde alla domanda di fondo. Perchè abbiamo bisogno di Jessamyn? Siamo così legati allo stereotipo della magrezza=bellezza? Diciamo ‘curvy’ per non dire grasso e associamo automaticamente le forme abbondanti alla trascuratezza. L’immagine ci condiziona fino al punto da non permetterci di essere sicure di noi stesse. Grazie a persone come Jessamyn possiamo riflettere sull’idea che abbiamo del nostro corpo. Saremmo più belle se fossimo più magre? Avremmo un lavoro più retribuito portando una 38? Avremmo come compagno un figaccione palestrato entrando nei vecchi jeans? Più magre significa più realizzate?

Le risposte a questi interrogativi molto probabilmente non le avremo facendo una dieta ma andando a scavare un po’ più dall’interno. Vedere una donna di colore e grassa maestra di yoga non dovrebbe essere rivoluzionario, abbiamo ancora tanta strada da fare.

Martina ZANGHI’