In questo inizio agosto sono tante le persone che iniziano le vacanze, molti hanno scelto di percorrere alcune tappe del Camino di Santiago: la via di San Giacomo che porta la santuario di Santiago de Compostela dove sono conservate le reliquie del santo.

Di solito il Cammino è non è semplicemente un viaggio del corpo quanto, soprattutto un percorso dell’anima alla scoperta di se stessi.

Abbiamo parlato con Vittorio Maria Corelli, un affermato avvocato torinese che ha intrapreso le “ultime” 16 tappe del Camino, circa 400 km poco dopo una terribile notizia: la malattia, grave del padre.

Abbiamo posto qualche domanda all’autore.

Se dovessi descrivere il libro come lo descriveresti? 

Camino Diferente non è certo un trattato di teologia né tantomeno la guida del perfetto camminatore. Non ho condiviso con i lettori la marca delle scarpe o lo zaino che ho acquistato, anche se mi sono rivolto ai migliori rivenditori prima di partire. Quello che ho voluto raccontare, prima di tutti a me stesso, infatti il libro inizialmente non è nato per essere pubblicato, è il mio percorso di emozioni. Non sono partito credendo e sperando in un miracolo, sono un uomo he crede nella scienza e, con la malattia non si scherza, ma a mano a mano che aumentavano i passi ho maturato delle consapevolezze. Il romanzo è questo il viaggio all’interno di me stesso e, paradossalmente alla ricerca della felicità

No, scusa, in che senso? 

Eh, nel senso che anche nelle difficoltà, nei momenti in cui tutto è nero, è difficile, ma dobbiamo cercare di essere felici. Una tappa del Cammino si conclude alla Cruz de Hierro, una croce di ferro su una montagna di sassi; uno dei momenti più toccanti del viaggio. Simbolicamente i pellegrini lasciano lì un sasso simbolo del fardello che si portano dentro. Lì ho visto una montagna di sassi, non solo pietre, ma anche simboli tangibili del dolore provato. Da quel momento il mio viaggio ha assunto sfumature diverse. Ho percepito che, accanto alla montagna di dolore, c’è anche una montagna di speranza e che il nostro compito è quello di alimentare la speranza ed essere felici.

Ed ora? Ci sarà un secondo libro? 

Sì. In realtà c’è voluto un po’ di tempo, ho lasciato sedimentare le emozioni e le ho messe nero su bianco da poco.  Ci sto lavorando, spero che nel 2024 possa uscire “Tu mirada me encanta” , ma per ora posso solo rivelare questo: il titolo.

A chi consiglieresti il cammino?

A tutti. A chi ha voglia di mettersi in discussione fisicamente e nell’anima. Fisicamente perché non è uno scherzo camminare per chilometri tutti i giorni, soprattutto per chi come me non è allenato. Emozionalmente l’abbiamo già detto è una ricerca e una scoperta di se stessi. Io credo che il cammino sia una tappa importante per chi desidera davvero dedicarsi a se stesso per un po’.

Buon cammino, dunque, come si salutano i pellegrini quando si incontrano.

Silvia GALLI