Bisogna partire dal rispettare poche, semplici regole generali: si parte sempre dai vini leggeri e si passa progressivamente a quelli più pesanti; non fatene servire troppe varietà altrimenti non si riesce più a gustarli; dove sia possibile è meglio fare ricadere la scelta su varietà e azeiende dell’area geografica in cui vi trovate, così, oltre a sostenere il made in Italy, avrete maggiori garanzie che il vino si sposerà con le pietenze locali.

Ciascuna portata esige il proprio vino. Si inizia chiaramente con gli antipasti: allora si dovrà scegliere sempre un vino bianco o un rosso a bassa gradazione.  Antipasti a base di salumi o formaggi richiedono dei vini locali, in particolare nel secondo caso bisogna concordare grado e tipo di stagionatura; per il pesce invece è indicato un bianco secco, mentre per gli antipasti caldi un bianco morbido.

Quanto ai primi vale la regola generale per cui in caso di riso e pasta condita o ripiena di pesce si opterà per delle varietà di bianchi secchi, giovani e leggeri, mentre se si tratta di carne vini rossi e rosati. Ma ogni regola ha la sua eccezione: dei vini come il Pinot nero del nord-est, se giovani, possono anche accompagnare il pesce.

L’errore più comune nei matrimoni si commette però al momento del dolce: mai servirli con champagne o spumanti secchi, una giusta soluzione può essere invece il passito di Pantelleria da servire freddo in estate.

Ovviamente potete anche mettere in seria difficoltà il suddetto presunto esperto di vini pronto a criticarvi: personalizzate le etichette delle bottiglie con un vostro ringraziamento, così vedrete se sarà in grado di riconoscere veramente ciò che sta bevendo o, come si presume, gioca a fare il piccolo sommelier. E vi raccomandiamo di tenere sempre d’occhio il bicchiere del padre della sposa e della madre dello sposo: si sa che, presi dall’allegria dell’alcol, sviluppano una passione per le esibizioni al microfono.

 

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