Intanto prendono sempre più corpo 2 ipotesi principali per spiegare la morte della giovane: la tragica fatalità oppure il suicidio secondo cui Wilma si sarebbe gettata in mare volontariamente. Ma anche questa pista sembra non trovare alcun riscontro.
Wilma era felice, non aveva mai manifestato propositi di morte, era molto innamorata. Ed era ambiziosa e determinata a realizzare i suoi sogni di attrice. Non aveva alcun motivo, almeno apparente, per desiderare di morire.
In seguito, a fronte di una dichiarazione della sorella Wanda, viene nuovamente irrobustita l’ipotesi della tragica fatalità: Wilma Montesi soffriva di un persistente eczema al tallone, che veniva alleviato dall’acqua salata. Ma questo eczema in sede autoptica non viene nemmeno notato.
Sulla base di questa informazione prende corpo la seguente ricostruzione: Wilma sarebbe entrata in acqua dopo essersi tolta la lunga gonna e le calze, per poi entrare in mare e dare sollievo all’eczema. In seguito avrebbe avuto un malore, forse da ricondurre alla debolezza fisica dovuta al ciclo mestruale, e sarebbe stata trascinata in mare dalle onde senza opporre alcuna resistenza ed annegando di lì a poco.
La distanza tra Ostia, l’ultimo luogo in cui era stata vista la ragazza secondo le testimonianze, e il punto del ritrovamento sulla spiaggia di Torvajanica, viene giustificata attraverso una a dir poco avveniristica ricostruzione delle correnti marine che governano le acque che bagnano il litorale romano. Si è trattato di un tragico incidente dunque per gli investigatori. Caso chiuso. Ma la stampa dell’epoca non la pensa nello stesso modo e ritiene troppo frettolosa la chiusura del caso.
In particolare il quotidiano “Roma” comincia ad avanzare l’ipotesi di un complotto per coprire i veri assassini, alcuni potenti personaggi della politica e della nobiltà romana. In vari articoli il quotidiano accusa apertamente la Polizia di tacere sulla vera fine di Wilma Montesi per “togliere” dall’imbarazzo degli importanti esponenti della vita politica capitolina. A capeggiare la campagna stampa “pro veritate” sulla tragica fine della ragazza romana c’erano anche altre testate ben piu’ rinomate come il Corriere della sera e Paese Sera.
Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi