Se noi italiane pensiamo, a ragione, che ci sia disparità tra uomini e donne, e combattiamo questo gap anche cercando di affermarci in quei campi che fino a poco tempo fa sembravano off limits, ci sono donne nel mondo che devono lottare per raggiungere diritti molto più semplici e per noi ovvi.

Un esempio lampante è quello che sta spopolando su Facebook in questi giorni, con video e foto di donne iraniane in bicicletta. Quella che per noi, infatti, è un’attività normalissima, e per nulla vietata, per loro è proibita, con tanto di legge.

E’ appena stata emanata una fatwa dalla Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei, il quale ha espresso, convinto di quanto diceva, il suo dissenso nei confronti delle donne che usano la bicicletta, perché “andare in bici spesso attira l’attenzione degli uomini ed espone la società alla corruzione, mette in pericolo la verginità e bisogna rinunciarvi”.

Ma, a questo punto, le iraniane hanno deciso di ribellarsi, postando sul social network foto e video che le ritraggono mentre pedalano, senza voler suscitare lussuria nei confronti dei passanti ma per il gusto di assaporare libertà ed indipendenza.

Madre e figlia, sull’isola di Kish, hanno girato un breve video di loro due in bici, ma con il volto nascosto dal velo, sostenendo che, amando andare in bicicletta, non hanno intenzione di rinunciarvi.

L’idea di riempire Facebook di immagini di donne in bicicletta è venuta a Masih Alinejad, giornalista iraniana esule in America che ha iniziato il movimento My Stealthy Freedom, e che è impegnata da anni nella lotta contro il velo obbligatorio nel suo Paese ed ora ha dato vita all’hashtag #IranianWomenLoveCycling.
La donna ha dichiarato: “Una fatwa del genere contro le donne nel XXI secolo è vergognosa. E’ inaccettabile nel 2016. Le donne iraniane vogliono essere attive nella società, ma per i religiosi sono una minaccia, non dovrebbero essere né viste né sentite, ma chiuse in cucina”.

Insomma, spesso si ha l’impressione che, per un passo avanti compiuto, se ne facciano due indietro, e sempre a discapito delle donne e dei loro diritti.
Se non ci fossero eroine che rischiano la propria incolumità per raccontarci la loro condizione, noi forse non saremmo al corrente di tutto ciò che significa essere femmina in alcuni angoli del mondo, che poi tanto angoli non sono.

E anche noi italiane non abbiamo di che gioire, in questi giorni di campagne distorte per il Fertility Day e di notizie agghiaccianti che vedono sempre le donne come uniche e sole vittime. Rimbocchiamoci le maniche, e lottiamo tutte insieme, ognuna per far valere il proprio diritto e per difendere le proprie decisioni. Che arrivi davvero il tempo del Girl Power.

Vera MORETTI