Essere donna non è mai stato facile. Non lo doveva essere nemmeno nel ‘600, per una donna che oltre alla sua femminilità, voleva essere riconosciuta per la sua vocazione artistica.

Palazzo Reale ha scelto Artemisia Gentileschi, la pittrice romana primogenita del pittore toscano Orazio Gentileschi, per la grande mostra antologica ‘Artemisia Gentileschi, storia di una passione‘, aperta al pubblico dal prossimo 22 settembre.

Opere pittoriche, documenti inediti, schizzi e bozze. L’esposizione ripercorre le varie fasi di vita dell’artista, unica donna in un mondo di uomini. Quattro le sezioni in cui si articola: dagli inizi romani nella bottega paterna, il talento precoce e l’influenza del padre Orazio, agli anni fiorentini, fino al ritorno nella capitale all’inizio degli anni ’20 del Seicento.

Fondamentale nella formazione dell’artista l’incontro con la pittura di Caravaggio, attivo a Roma all’inizio del ‘600 e che quasi sicuramente Artemisia conosce di persona. E poi il viaggio a Londra nel 1638, dove la Gentileschi raggiunge il padre, pittore ufficiale alla corte di Carlo I.

L’intento della mostra, che resterà aperta fino al 29 gennaio 2012, è legato alla volontà di riabilitare il ruolo di artista che da sempre è stato negato ad Artemisia. Fino al secondo dopoguerra infatti, la sua figura è legata al processo per stupro di cui era stata vittima, di cui era accusato il collega del padre, il pittore Agostino Tassi.

La forza espressiva e il linguaggio pittorico di Artemisia nacquero e acquistarono uno stile ben definito proprio a partire da quell’episodio. Basta ricordare alcune figure chiave della sua produzione come Giuditta che decapita Oloferne, Cleopatra o Danae.

Curatore della mostra Roberto Contini, mentre la scenografia è stata creata da Emma Dante.

Alessia Casiraghi