Il 24 maggio 1953 un articolo a firma di di Marco Sforza Cesarini, pubblicato sul giornale Vie Nuove, crea molto scalpore e porta alla identificazione di uno dei protagonisti della vicenda, sino a quel momento definito genericamente “il biondino“.

Si tratta di Piero Piccioni, noto musicista jazz, fidanzato con la famosa attrice Alida Valli e figlio di Attilio Piccioni, Vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri e massimo esponente della Democrazia Cristiana. A questo punto il caso Wilma Montesi sta per esplodere su tutta la stampa nazionale ed è tutt’altro che chiuso.

Secondo Paese sera, il “biondino” sarebbe la persona che ha portato in questura gli indumenti mancanti di Wilma Montesi.

In altre parole, secondo la ricostruzione giornalistica, Wilma Montesi sarebbe morta, forse per overdose dopo aver assunto un cocktail micidiale di alcol e droga, forse per un semplice malore, durante un’orgia in una villa del marchese Ugo Montagna a Capocotta vicino Roma, alla quale avrebbe preso parte il musicista Piero Piccioni, figlio di un importante notabile democristiano (il già ministro degli Esteri Attilio Piccioni, destinato ad ereditare da Alcide De Gasperi la leadership della Democrazia Cristiana, il più importante partito di governo).

Da questo momento il caso Montesi non è più un caso giudiziario, ma diventa un affare politico che minaccia le fondamenta del più importante partito dell’epoca.

Roberta BRUZZONE – criminologa e psicologa forense Presidente dell’Accademia Scienze Forensi