Per un attimo, tutti hanno pensato che fosse rimasta lì, sotto gli occhi dei primi soccorritori, a pochi minuti dall’esplosione dell’autobomba, l’agendina rossa di Paolo Borsellino, ma quella ipotesi è durata il tempo di un fotogramma.

Tanto è bastato alla Scientifica di Roma per accertare che quelle riprese eseguite dai vigili del fuoco e riemerse di recente sul luogo della strage in cui morì il giudice Paolo Borsellino non inquadravano l’agenda in cui il magistrato annotava i suoi nomi, spunti, riflessioni.

Quella macchia rossa (a destra, nella foto), secondo i ben informati, sarebbe il parasole di un’auto usato per coprire i resti dell’agente di scorta Emanuela Loi. “Continuiamo ad essere cauti, ma pare probabile che quello ripreso fosse il parasole“, avrebbe riferito il procuratore Sergio Lari.

L’avvocato Fabio Repici, legale di parte civile di Salvatore Borsellino (fratello del giudice ucciso), ha definito la diffusione delle notizie sulla presunta individuazione dell’agenda rossa come “tentativi di intralcio e condizionamento del processo sulla strage di via D’Amelio“.

Secondo le agenzie, l’avvocato avrebbe chiesto l’acquisizione degli articoli in cui si parla del video e la citazione del giornalista Francesco Viviano, che per primo ha scritto sulla vicenda, perché riferisca la fonte della notizia sul filmato. Richiesta cui si è opposta la Procura.

Pa.P.

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