In Afghanistan essere donna significa essere completamente disconosciuta, è una forma di violenza totale perché si impedisce alla donna di esistere a partire dall’obbligo di essere completamente coperte. In Italia non è meno grave e aggressiva: si nota meno la gravità, è vero. Facciamo molta più difficoltà ad intervenire qui che non in Afghanistan. Lì il passo è molto più veloce per le donne, perché la violenza è talmente palese e non hanno niente così che, appena queste donne conquistano un briciolo di istruzione, imparano a leggere e a scrivere“.

A rispondere è Marina Tomacelli Filomarino di Fondazione Pangea Onlus. Che prosegue.
I loro primi commenti sono: “Adesso so che autobus prendere, perché prima non sapevo dove cavolo andasse”. Oppure: “Posso leggere le istruzioni delle medicine da dare a mio figlio”- Sui corsi di igiene? “Ho capito come e che devo lavarmi le mani perché qui in Afghanistan un semplice contatto mi porta alla morte”. Formazione professionale, quindi riscatto delle proprie capacità e microcredito: diamo loro un prestito, e nell’arco di un anno riescono a capovolgere completamente la loro vita. Ed anche quella degli uomini: dopo le reticenze iniziali, anche loro hanno vissuto positivamente questa trasformazione. Dopo la paura iniziale, al principio del progetto, era il 2003, poi anche l’uomo egoisticamente ha capito che l’istruzione della donna ha i suoi “pro”: la casa è più pulita, c’è più da mangiare.

Gli conviene…
Sì,  meglio così. L’importante è che non si interrompa questo percorso che è un inizio. Di contro, in Italia è un dramma perché ti viene nascosto sia dalle famiglie e dalla società. Molti non vogliono affrontare una problematica che è pesantissima e molto, molto grave.

Per gli uomini, soprattutto. Quanti ce ne sono che parlano?
Oggi sono molti di più, ma non sono abbastanza nell’affrontare questa problematica, perché i diritti delle donne sono i diritti umani. Discriminare la parte femminile è la madre di tutte le discriminazioni. Se non accetti l’altro sesso, come fai ad accettare un’altra razza, un’altra religione!?

Paola PERFETTI 

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