Cosa scema per gente scema“, liquida così, Flavio Briatore, la faccenda Melania Trump e stilisti del mondo tutto che si sono rifiutati di vestirla, schierandosi politicamente, più che contro la neo First Lady, contro il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Ci tiene a dire la sua anche Elisabetta Gregoraci che, dando immediata manforte al marito, afferma: “Moda e politica sono due cose diverse, bravo Armani che si è fatto avanti“. E, in effetti, al momento, tra i pochi a rispondere affermativamente alla “chiamata alle armi” c’è stato proprio Giorgio Armani, il quale in una recente intervista ha affermato “di mestiere cerco di vestire le belle donne e Melania lo è, se mi chiedesse un vestito perché no?“.

E in effetti, perché no? Perché non dovrebbe, non dovrebbero vestirla? Sarebbe come se un professore si rifiutasse di insegnare al figlio del sindaco di cui non condivide le ideologie politiche. Invece, lo fa, perché è il suo lavoro… anche perché se così non fosse saremmo tutti pronti a gridare allo scandalo. E in ogni caso, pensate forse che boicottarle il guardaroba potrebbe cambiare in qualche modo a noi oscuro le sorti del pianeta? Senza considerare il fatto che – a quanto ci risulta – abbia abbastanza denaro per comprarsi da sola un abito di Tom Ford, di Marc Jacobs, di Kenzo, di Phillip Lim e di tutti gli altri stilisti che si sono rifiutati di vestirla.

Tant’è che lo ha fatto. Senza chiedere favori a nessuno, ha scelto e comprato, con buona pace dei suoi detrattori, una camicia di Gucci, una tuta nera Ralph Lauren, l’abito bianco Roksanda, indossati durante i primissimi impegni formali, e un tubino nero di Dolce & Gabbana in occasione di questo Capodanno, per cui Stefano Gabbana, destando polemiche su polemiche, l’ha ringraziata pubblicamente sui social network.

I nostri italiani, quindi, sembrerebbero essere pronti a fare il loro mestiere – del resto, come ha affermato Gabbana, “questo non significa avere le stesse idee” – e a vestire Melania Trump… cosa che alla fine, hanno deciso di fare altri designer, che dopo un primo netto e categorico rifiuto, sembrerebbero tornati sui loro passi. La clintoniana Diane Von Furstenberg, ad esempio, la quale ha esortato il Concilio della Moda Americana ad: “abbracciare le differenze, essere aperti di mente, essere generosi…“.

A nostro avviso, più che di essere generosi, qui si tratta soltanto di fare il proprio mestiere… Tuttavia, la curiosità rimane ora tutta puntata sul Ballo inaugurale alla Casa Bianca, per cui si accettano scommesse su chi vestirà “la First Lady più glamour – ahi, ahi Signora Trump, che scivolone… – dai tempi di Jackie Kennedy“.

Pinella PETRONIO