Ho sempre pensato al mio lavoro come una risposta al tempo presente, perché gli abiti influenzano comportamenti e modi di essere. Per questa stagione ho immaginato una collezione senza confini, ricca, che attinge a molte culture per creare una moda in cui la compresenza si oppone all’esclusione. A legare tutto, il mio gusto per l’eleganza lineare“. Un messaggio forte quello che Giorgio Armani lancia dalla passerella in cui, durante la quarta giornata di Milano Moda Donna, presenta la sua collezione autunno inverno 2018 2019. Una risposta a questi tempi in cui il dibattito sull’inclusione e la compresenza di culture provenienti da diverse parti del mondo che si trovano a coesistere nello stesso luogo, diventa sempre più incandescente.

Giorgio Armani dice la sua nella maniera che gli è più congeniale, ovvero portando in passerella creazioni sofisticate, che mettono l‘eleganza sopra ogni cosa. Anzi portando in passerella creazioni che raccontano l’incontro fra culture diverse, raccordate da una straordinaria sensibilità verso la più alta e armoniosa forma di eleganza lineare. Essenzialità e purezza prendono forma in silhouette fluide e allungate. Si alternano gonne con orli asimmetrici, pantaloni morbidi che sembrano stropicciati o definiti da pinces in pieno stile armaniano, abiti essenziali, lunghi cappotti di lana, corti giacchini, ampie gonne, midi o mini, a palloncino. La proposta per la sera scintilla di nuance dai toni cangianti, ama la sontuosità del velluto, e sceglie una palette cromatica di neri  neutri con tocchi di vitaminici di rosso e viola.

Re Giorgio non manca, poi, a fine sfilata di dire la sua sulla provocazione messa in atto da Gucci, il primo giorno di Milano Moda Donna: “Uno può fare ciò che vuole ma, se metto in pedana una testa, sotto un braccio, mozzata, siamo al limite e io non sto a questo gioco, mi tolgo da questo gioco. Non vorrei neanche che i miei guardassero ciò che hanno fatto gli altri. Se quello che fanno gli altri è questo, meglio che stiamo a casa nostra“.

Anche Alberto Zambelli pare avere a cuore il tema della pacifica coesistenza, puntando sul valore catartico di un abbraccio, un gesto semplice e primordiale in grado di di farci mettere da parte “l’uno singolo” per divenire un “tutt’uno con l’altro”. La naturalezza dell’abbraccio prende si concretizzano in una collezione fatta di abiti fluidi e destrutturati in crepe de chine, in capispalla sartoriali in alpaca, double o maglia dalla silhouette over e in top simili ad origami che rivelano le braccia. Il designer reinterpreta poi l’abbraccio raffigurato da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn in rigorose stampe geometriche che adagia su gonne a pieghe, bluse, foulard d’ipirazione Anni ’20, abiti lunghi e midi.

Ermanno Scervino continua nella sua sperimentazione stilistica, accostando materiali diametralmente opposti, facendo convivere un’indole romantica con un’attitudine rock, mescolando elementi del guardaroba maschile con quelli del guardaroba femminile, percorrendo insomma una strada dicotomica che porta il brand verso nuove strade, senza tradire il proprio heritage. La collezione di Scervino è fatta di cappotti dal taglio maschile, talvolta impreziositi da colli asimmetrici di pelliccia intarsiata, maglie oversized, arricchite da ricami a mano, abbinate a maxi gonne in tulle e organza, o che mescolano tartan e
valenciennes, non mancano abiti bon ton in pizzo chantilly e raso né creazioni punk-rock che abbinano il tartan al pizzo. Il finale, invece, è di matrice interamente romantica, con abiti da sera che sembrano boccioli in fiore. Corti o lunghi, nei toni del bianco, del nero, ma anche del rosa e del verde, sono delineati da ampie rouches d’organza lavorata all’uncinetto.

Nell’enorme ex spazio industriale della Fabbrica Orobia, a due passi dalla fondazione Prada, Missoni porta in scena la sua collezione autunno inverno 2018 2019, che sembra essere un vero e proprio inno alla libertà d’espressione. Disegni, colori, fantasie, lavorazioni, suggestioni culturali hanno tutti come punto di partenza un caposaldo Missoni, ovvero la maglia che viene accorpata ai tessuti, lavorata jacquard o patchwork, declinata in nuance forti e vitaminici mescolati tra di loro, decorata con graffiti, frange, applicazioni a rilievo. Una collezione che vuole essere un inno al multiculturalismo. Una collezione che gioca con la sovrapposizione di texture, pesi e forme diverse. Una collezione fatta di pantaloni ampi o scampanati, giacche di taglio maschile, camicie a righe, mantelle, maxi gonne in tessuto tinta unita o con dettagli mohair, abiti patchwork, cardigan a kimono e grandi pull.

Pinella PETRONIO