Si dice che dietro ogni grande uomo ci sia una grande donna e scopriamo allora chi è e che cosa fa la neo First lady Agnese Landini, moglie di Matteo.
Alta, riccia, mora e con gli occhi chiari, non si sa molto altro di Agnese. Solo che fa l’insegnante in un liceo fiorentino e che è sposata con il leader del pd, dal 1999 con cui ha avuto tre figli Francesco (2001), Emanuele (2003), Ester (2006). Ai microfoni di La7, alla domanda: «Tuo marito sta per andare a Roma, come ci si sente?» Lei risponde con un sorriso radioso e gli occhi pieni di orgoglio: «Sento una grande responsabilità, perché lo è, però nello stesso tempo sono anche fiduciosa e certa che se riceverà questo incarico lo farà con la serietà, l’impegno e l’entusiasmo che lo hanno sempre contraddistinto in tutte le cose».

La fiducia dunque dalla moglie c’è e c’è da tanto tempo. Entrambi erano capi scout, si sono conosciuti da giovanissimi, lui 19, lei 17 anni e da allora non si sono più lasciati. La “Agne” , come la chiama Matteo, descritta come, sobria, timida, amante della musica classica, sorridente, gentile, elegante, schiva, lavoratrice, questa volta concede un po’ più di sé alle telecamere e confida che non si trasferirà a Roma, ma che si dedicherà al suo lavoro e alla famiglia, e proprio riguardo a cosa pensano i figli sul nuovo lavoro del papà dice: «Il figlio più grande quasi lo prende un po’ in giro, ci scherza su. Ancora gli altri devono capire veramente di cosa si tratta. Si tratterà di spiegare loro nella maniera migliore che il babbo va a fare una grande cosa per tanti altri ragazzi e bambini come loro e che se lo vedranno un po’ meno capiranno che sta facendo, spera, del bene per tanti». Lei insomma continuerà la sua vita, rimanendo accanto al marito, come ha sempre fatto.

La favola Matteo-Agnese sembra essere stata scritta da uno sceneggiatore Disney, e pensare che tutto è iniziato in tv, proprio alla corte di Mike Buongiorno quando un diciannovenne Renzi, per vincere il montepremi a La ruota della fortuna compra una vocale, la A di Agnese… of course.

Martina ZANGHI’

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