I confini hanno qualcosa di speciale. Inventati dagli uomini e ignorati dalla natura, sono nati per dividere ma, per ironia del destino, spesso uniscono. A dire il vero, ogni tanto anche la natura ci prova a inventarli, i confini. Prendiamo la Val Pusteria, in Alto Adige.

Lunga quasi 100 km, è un confine naturale tra quelle superbe barriere coralline preistoriche chiamate Dolomiti e le Alpi a cavallo tra Italia e Austria, con le loro vedrette, i loro ghiacciai e lo gneiss che tanto contrasta con il calcare dei Monti Pallidi. Ma la Val Pusteria è anche confine linguistico, tra gli idiomi retoromanci e italiani del Sud e il tedesco della Pusteria stessa e delle valli che, a Nord, si spingono verso l’Austria.

Per non parlare del confine idrografico: a ovest della Sella di Dobbiaco, il fiume Rienza porta le sue acque giù giù fino all’Adriatico, a est la Drava arriva prima nel Danubio e quindi nel Mar Nero. E poi il confine di Stato, come lo conosciamo noi, che spezza la valle a tre quarti della sua lunghezza, a Prato alla Drava, e ritaglia al suo ultimo tratto italiano il nome di Alta Pusteria. Un angolo di Italia (politica) in un territorio di Austria (culturale), i cui orgogliosi abitanti difendono con tenacia tradizioni e saperi millenari.

Basterebbero queste poche righe sulla natura “borderline” dell’Alta Pusteria per convincere anche i meno amanti della montagna a visitarla. Perché, a dispetto del concetto di terra confine che la marchia fuoco da un secolo, l’Alta Pusteria è montagna senza confini.

Perché d’inverno e d’estate è un paradiso di natura e di sport, per chi fa sport e chi no, per chi ama la natura e per chi preferisce la civiltà; perché chi vi abita ha lingua tedesca ma cuore italiano; perché, con le Dolomiti di Sesto, è l’ultima propaggine di Dolomiti, Patrimonio Unesco e quindi, per definizione, patrimonio di tutti; perché d’inverno, con gli sci ai piedi, si può arrivare ovunque, magari, un giorno, anche in Austria; perché d’estate, con gli scarponi ai piedi, in Austria già oggi ci si arriva e ci si sente come a casa.

Una zona di confine, l’Alta Pusteria, nella quale però il concetto stesso di confine perde la seconda metà del suo senso etimologico di fine, termine, conclusione, e rafforza invece la prima metà: “con”. Inclusione, unione, vicinanza. Vicinanza tra popoli, tra uomo e natura, tra cielo e terra, tra poesia della roccia e sacralità delle altezze, tra neve silenziosa e rassicurante stube.

Come tutte le esperienze di viaggio, anche quella in Alta Pusteria per essere descritta non merita parole ma scarpe robuste ai piedi, occhi attenti e cuore aperto alla meraviglia. No, tranquilli, rassicuriamo chi legge: questo non è uno spot per l’Alta Pusteria ma una dichiarazione d’amore incondizionato a una terra che, chi scrive, conosce bene. Una terra che va vissuta e respirata secondo dopo secondo, stagione dopo stagione. Tenendo sempre una cosa bene in mente: i confini esistono solo nella mente di chi li crea. E l’Alta Pusteria ne è la dimostrazione.

Davide PASSONI

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