Nell’Italia devastata dalla seconda guerra mondiale, il capolavoro di Rossellini, oltre a rappresentare il manifesto del nuovo neorealismo, rese noto al pubblico di tutto il mondo il talento recitativo di una delle più grandi attrici che il cinema mondiale abbia mai conosciuto, quello di Anna Magnani.

La ‘Sora Pina’ che rincorre disperatamente il camion tedesco per cercare di salvare il marito dalla deportazione, drammaticamente abbattuta da una raffica di mitra, entrò di diritto nell’olimpo degli indimenticabili personaggi cinematografici ancor più della Serafina Delle Rose che le valse l’Oscar dieci anni più tardi per La rosa tatuata, «in confronto a lei, le nostre attrici sembrano manichini di cera paragonate a un essere umano» scrisse impressionata la stampa americana.

A quarant’anni esatti dalla scomparsi di Anna Magnani il cinema italiano ricorda un’attrice che, per dirla con le parole di Fellini, «ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo d’orgoglio».

«Divina, semplicemente divina», come scrisse il Time, anche nell’interpretare la sfrontata prostituta di Mamma Roma, decisa a cambiare radicalmente vita per dedicarla completamente all’amatissimo figlio Ettore.

Un rapporto non idilliaco con Pasolini, un amore sconfinato, non solo artistico, per Rossellini, di cui fu la musa incontrastata. Chiuse il portone in faccia al maestro di Rimini in Roma, decretando il suo addio alle scene, mentre il maestro, fuori campo, recitava: “Anna Magnani è un’attrice romana, simbolo stesso di Roma, vista come lupa e vestale, aristocratica e stracciona, tetra, buffonesca, potrei continuare all’infinito”

 

Jacopo MARCHESANO

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