“Green” e “sostenibilità” sono ormai sulla bocca di tutti da risultare addirittura termini abusati, anche ingiustamente. Arrivati a questo punto, tutti dovremmo saperlo: essere “green” significa adottare comportamenti rispettosi dell’ambiente allo scopo di non sprecarne le risorse.

Questo si traduce nel contribuire alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, nel non sprecare energia elettrica ed acqua, nel prediligere prodotti meno inquinanti, riutilizzare e riciclare oggetti in disuso. Ma siamo certi che le scelte che riteniamo più “amiche del nostro Pianeta”, lo siano davvero?

Refurbed, l’azienda che ha creato  una tra le piattaforme più conosciute di vendita di prodotti elettronici rigenerati, scioglie alcuni dubbi su alcuni falsi miti relativi ai comportamenti sostenibili.

  • Km zero. Per considerare un alimento sostenibile occorre prendere in considerazione molte variabili.Il trasporto rappresenta solo uno dei fattori di inquinamento. Non sempre materie prime coltivate a meno di 250 km di distanza dal punto di consumo hanno un impatto ambientale inferiore rispetto a quelle che arrivano da lontano. È importante considerare tutto il processo di produzione.
  • Cibi industriali. Sono gli stabilimenti più grandi ad avere la possibilità di investire in innovazione, ridurre i consumi, rendendo più sostenibili i processi di raccolta, lavaggio e cottura. L’industria alimentare produce cibo in condizioni di efficienza energetica superiori a quelle della nostra cucina di casa. Possiamo dire sì  ad alimenti precotti, in scatola o essiccati. E per il packaging è sufficiente gestire i rifiuti in modo corretto.
  • Lavare a mano.  Per lavare i piatti a mano si usano oltre 100 litri di acqua. Mentre un lavaggio in lavastoviglie necessita in media 10/15 litri – che possono scendere fino a 7 litri, se l’apparecchio è di nuova generazione o il ciclo è breve.
  • Ortaggi sfusi. Uno studio condotto da Bonduelle mostra che per lavare e disinfettare ogni confezione di insalata si utilizzano in media 2,5 litri di acqua. A quanto pare, molto meno di quello che si utilizza a casa propria: il 64% degli italiani, infatti, effettua 3 o più lavaggi per ogni cespo di insalata .
  • Mai sintetico Una maglietta in cotone non è detto che sia più green di una in poliestere. Se proprio dobbiamo scegliere tessuti naturali, meglio che siano riciclati. Così anche per i tessuti tecnici: prediligere il poliestere riciclato e senza PFC.
  • Riciclabile. Molti oggetti in “bioplastica” sono compostabili, ma con tempi  più lunghi rispetto alla buccia di una banana. Inoltre, anche il processo di riciclo ha un costo non indifferente, sia in termini monetari che di impatto ambientale . È più importante ridurre la mole di rifiuti che produciamo.
  • Oggetti in disuso: Una delle scelte più consapevoli che possiamo fare è usare i prodotti ricondizionati.Si calcola un risparmio di ben 13.000 litri d’acqua e 79 Kg di CO2 per ogni smartphone non prodotto.