Si parla molto in questi giorni, di catcalling, ma esattamente di che cosa si tratta? Di molestie, semplici, banali, fastidiose, molestie.

Aurora Ramazzotti, figlia di Eros e Michelle Hunziker, ha denunciato in diretta social fischi e commenti rudi ricevuti mentre correva al parco e la sua reazione ha scatenato polemiche che non accennano a diminuire.

Alcuni applaudono il moto d’orgoglio, altre invece sostengono che fischi e apprezzamenti volgari sono pur sempre complimenti.

Il senso del discroso che dai social è rimbalzato su tutti imezzi di comunicazione, sembra essere questo. Un apprezzamento diventa prevaricazione quando la destinataria lo sente come una violenza. A poco serve dire che s’è sempre fatto.

Ma andiamo alle origini: con il termine “catcalling” si intende una molestia verbale, che avviene generalmente in un luogo pubblico ai danni di una persona estranea. Al momento non esiste una legge che disciplini e districhi le situazioni di questo tipo.

Le molestie in strada riescono a mixare sapientemente bullismo e stalking e si rivolgono a una persona ritenuta in qualche modo più debole.

Si tratta di una vessazione bella e buona, che in certi casi può arrivare anche al contatto fisico, e non c’è ragione per cui si debba tollerare.

Non si tratta di un semplice fischio, purtroppo molti liquidano la faccenda in questo modo  piuttosto superficiale. Il significato del catcalling è una vera e propria violenza: verbale, e quindi invisibile, ma non per questo meno pericolosa o giustificabile. Il catcalling è sfociato, lo sappiamo bene in reati vergognosi e vili, ma senza dover prendere a testimonianza queste situazioni, il catcalling succede ogni giorno e sotto i nostri occhi.

Anche se le donne sono il soggetto maggiormente coinvolto, non sono le sole. Sono coinvolte anche persone di sesso maschile. Ciò che viene additato riguarda  la sessualità, il modo di vestirsi o muoversi.

Detto questo anche se il filo a volte è molto sottile, bisogna differenziare molto bene il catcalling dai complimenti ancorché grossolani. Siamo tutti pronti a schierarci in difesa dei più deboli, ma attenzione a  che, in nome del politically correct, non si possa più nemmeno fare un apprezzamento.

Silvia GALLI