Sia chiaro: non sono una fan dei Club della Verginità che negli ultimi anni stanno spopolando nei college di mezzo mondo… Ma c’è un’età buona per ogni cosa. Non è uguale per tutti, nossignore. Ma c’è sicuramente un’età minima stabilita dal buonsenso.

Un giovane su cinque, in Italia, fa sesso prima dei 14 anni. Ovvero prima di entrare al liceo… L’anno scorso era solo uno su dieci, mentre oggi i giovanissimi che hanno già avuto una prima esperienza a letto sono raddoppiati.

Qualche mamma più rivoluzionaria potrebbe dire “Embè, se si sentono pronti che male c’è?“. Il fatto è che pronti non sono: il 73% dei 1400 ragazzi intervistati da Paidoss e Leo club (la branca giovanile dei Lions) non ha la più vaga idea di cosa siano le malattie a trasmissione sessuale, uno su tre pensa che siano cose ormai scomparse e di scarsissima rilevanza e più della metà non sa che l’HIV è ancora largamente diffuso.

Solo un giovanissimo su tre dichiara di aver utilizzato il preservativo, quasi nessuno sa dell’esistenza dei consultori e poco più della metà dichiara che si sottoporrà ad una visita di controllo (prima o poi).

Sono dati tipici dell’età, è vero, ma quel che è cambiato è che questi ragazzini hanno già rapporti sessuali, senza averne le basi né dal punto di vista della conoscenza medica, né spesso dal punto di vista psicologico.

Come gran parte delle conquiste che abbiamo inseguito e raggiunto, anche quella della perdita della verginità ci si può rivoltare contro, con risvolti sociali e di salute piuttosto temibili.

Genitori e insegnanti dovrebbero evitare di ignorare il problema e tentare di tamponare l’inesperienza dei più giovani già al primo anno della scuola media, di modo da arginare i danni non coi divieti ma con una sana prevenzione.

Speriamo che se ne accorgano. In tempo.

Erika POMPILI

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