Come è stato calarsi nei panni del personaggio di Carola?

È stato bello interpretare un personaggio che ha la mia età e si ritrova a gestire una situazione più grande di lei, ossia l’anoressia della sorella Cris che accetta in ospedale solo le sue visite, mentre la famiglia è assente. Il rapporto tra le due ragazze è difficile perché spesso dolore e sofferenza si tramutano in insofferenza e astio reciproco, ma puntata dopo puntata tra le due si creerà un vero dialogo.

È stato difficile prepararsi a questo ruolo?

Purtroppo mi è capitato di vivere la malattia di una persona a me molto vicina, per cui conosco un certo tipo di dinamiche e reazioni. Per questo quando ho fatto il provino ero decisa a conquistare questo ruolo, speravo di poterlo arricchire in qualche modo della mia esperienza personale e spero di esserci riuscita. I temi che affronta Braccialetti rossi sono rischiosi, spesso rischiano di cadere nelle trappole della banalità o del melodramma, addirittura possono infastidire chi nella realtà ha vissuto un certo tipo di situazioni. Per fortuna non si è verificato nulla di tutto ciò, soprattutto grazie ai sei ragazzi protagonisti: nessuno di loro aveva mai recitato, c’è una grande spontaneità che rende tutto molto vero. Merito del regista che ha fatto un enorme lavoro di preparazione con questi ragazzi e in generale con il cast.

L’anoressia è un tema molto spesso accostato al mondo della moda e dello spettacolo…

È inutile negare l’attenzione al corpo perché è lo strumento con cui lavoriamo, ma non ho mai ricevuto richieste strane da parte dei registi o delle pressioni, se non per esigenze legate al personaggio da interpretare. Dal canto mio io presto molta attenzione al cibo, perché quando ero più piccola ero in carne, ho fatto una dieta, ma resto una golosa.

Quando le è nato l’amore per la recitazione?

C’è stato un momento particolare, una sorta di epifania quando frequentavo l’Accademia del Teatro Sette: una sera tornando a casa sul bus, dopo avere recitato un monologo, mi sentivo come se avessi fatto la cosa più importante del mondo, nessuna notizia mi avrebbe potutto trasmettere il senso di appagamento che avvertivo io in quel momento. Ed è lo stesso che provo ancora quando recito una scena bene. Ma da quel momento a quando sono diventata un’attrice c’è poi voluto tempo, impegno e studio.

Così ha scelto di frequentare il Centro Sperimentale di cinematografia a Roma?

Frequentavo l’università e consideravo la recitazione come un hobby, ma poi ho girato un cortometraggio con un ragazzo che frequentava il Centro Sperimentale e i suoi racconti di una scuola in cui dalla mattina alla sera si studiava ciò che ti piaceva fare mi affascinarono.  Decisi che dovevo provare, mi sono preparata molto per superare le selezioni di ingresso ed è andata bene al primo tentativo. Il Centro sperimentale, oltre a formarmi, mi ha aiutato introducendomi nel modo migliore in questo ambiente, non sapevo nulla del mondo del cinema, di provini e casting.

E invece subito è arrivato Gabriele Muccino con Baciami ancora

Ritrovarmi in quel set è stato come una favola: frequentavo ancora il Centro, si trattava del mio primo provino e subito mi sono trovata catapultata nel sequel di un film importante, con un regista importante ed un cast importante! Ero molto motivata data la grande occasione di cui si trattava, ma ne sentivo anche il peso, avevo timore di deludere chi mi aveva scelto. Sul set ho sempre questo senso di responsabilità con chi mi ha scelto, se credo di non avere dato il massimo mi sento in colpa. Soprattutto se lavori con registi che sono anche gli autori della sceneggiatura, ma ho sempre lavorato con professionisti che mi hanno aiutato a dare il meglio.

Da poco ha concluso le riprese di Squadra Antimafia 6, di cui sarà uno dei nuovi volti. Che personaggio interpreta?

Completamente diverso da tutti quelli che ho già interpretato. Interpreto una dei fratelli Ragno, una famiglia di mafiosi molto popolani con un rapporto viscerale tra loro, il mio personaggio è molto duro e sanguigno. Lavorare a questo personaggio è stato molto stimolante, dalla postura al tono di voce, per non parlare del dialetto siciliano. Ho lavorato molto con i registi prima di iniziare le riprese, spero di risultare credibile.

Dal set sono trapelate delle foto di sequenze piuttosto hot che la vedono insieme a Marco Bocci…

Si girano da sempre delle scene di sesso, per me era la prima volta ed ho provato imbarazzo, ma paradossalmente l’averla girata al secondo giorno sul set mi aiutato molto, non conoscevo ancora Marco e sul set erano tutti degli estranei. In quel momento sono andata dritta come un treno, convinta di dovere superare la mia timidezza in nome del mio lavoro, perché in fondo le scene difficili sono ben altre.

Il lavoro è mai andato a discapito della sua vita personale?

Il mondo del cinema e delle fiction è a Roma, la mia città, quindi non ho mai avuto grandi problemi legati ad esempio alle distanze o di lontananza dagli affetti. Il lavoro per me è importantissimo, e per fortuna non ho mai dovuto pensare che sarebbe stato meglio farne un altro.

Andrea VIGNERI

 

 

 

 

 

 

 

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