Siamo cattolici, per questo motivo siamo abituati a sentirci in colpa, sempre.  Ci hanno insegnato che l’indulgenza è peccaminosa, e le riviste che leggiamo, le pubblicità che vediamo in TV e i “cibi dietetici” che compriamo rafforzano lo stesso messaggio.

CI abbiamo impiegato anni, ma ora, non sempre, ma almeno qualche volta, ci rendiamo conto che mangiare un’insalata invece di spaghetti non è un imperativo morale. Al contrario nutrirsi bene è un atto di amor proprio.

Ma la gran parte della società non ha ancora ricevuto il messaggio. In qualsiasi negozio di alimentari e in molti ristoranti e il linguaggio moralizzante ci assale. “Senza sensi di colpa ” , urla una scatola di barrette di yogurt gelato.  ” Conceditelo, te lo meriti!  ” , sussurra il corridoio degli snack. Un linguaggio come questo non è solo pubblicità ingannevole: è dannoso.

I morsi della fame provengono dal nostro cervello, programmato per desiderare il nutrimento in modo che i nostri corpi non muoiano di fame. Ma la cultura della dieta, che pone la magrezza al culmine del successo, della salute, della moralità e altro, prende questo imperativo biologico e lo stravolge.  Poiché la società dice che i nostri corpi devono apparire in un certo modo per essere degni di amore, molti di noi hanno sviluppato sensi di colpa a tavola e ansia verso  l’obbedienza. Dobbiamo riconoscere che cibo e sentimenti sono collegati.

Le parole che attribuiscono un valore morale a determinati alimenti ci danno anche indicazioni su cosa mangiare e ci fanno considerare cosa potremmo voler mangiare o di educarci su quali nutrienti i nostri corpi abbiano effettivamente bisogno .

Tutti quanti abbiamo avuto a che fare con persone che ci hanno detto “non ho mangiato tutto il giorno per poter mangiare stasera”. Queste cose perpetuano l’idea che meriti nutrimento solo se te lo sei guadagnato non mangiando o limitandoti.

I messaggi che dicono di osservare ciò che si mangia  possono causare ansia e dubbi, ecco perché è importante non rinforzare modi di mangiare ossessivi e compulsivi ed evitare sensi di colpa a tavola.

Alcune persone individuano certi cibi come spaventosamente dannosi. Non è così.  Come Dorothy e il suo mago, il nemico non ha potere una volta conosciuto. Non esiste un cibo assolutamente buono e uno assolutamente cattivo.

Bisogna riconoscere che il linguaggio alimentare moralizzante è problematico.

I nutrizionisti consigliano di avvicinarsi all’atto di nutrire il proprio corpo con gentilezza e flessibilità. A volte il tuo corpo vuole una patata; altre volte, un’insalata e non c’è nulla di sbagliato.

Nutrirsi, nutrirsi in maniera sana e qualche volta pasteggiare con schifezze non è un guilty pleasure, ma uno dei modi per godersi la vita.

Silvia GALLI